Dal problema COVID l’esplosione dell’e-health, nel nome della semplificazione e di un’assistenza personalizzata. Purché ora si colga l’opportunità
Roma - Tra gli addetti ai lavori, ma anche nella consapevolezza collettiva, è ormai piuttosto chiaro che il problema di gestione sanitaria dell’emergenza COVID-19 non fosse tanto, o anzitutto, nella quantità di posti letto, quanto nella facoltà di ‘arrivare prima’ del ricovero, e semmai evitarlo. Facoltà che da anni si invoca con la formula della “sanità territoriale”, che altro non è che la possibilità di dialogo tempestivo e assistenza diretta. Semplice, a casa, addirittura a portata di smartphone o PC. Basta chiedere a Paesi europei come la Germania, dove il ‘mistero dei pochi morti’, a fronte di contagi vicini ai nostri, in realtà non c’è, perché trova risposta in un sistema personalizzato di supporto sanitario, anzitutto a domicilio.
Una svolta virtuosa è ora giunta anche da noi, proprio sulla spinta dell’emergenza: la telemedicina. Ai diversi sondaggi e convegni organizzati sul tema in queste settimane, si aggiungono i numeri forniti da CompuGroup Medical (CGM), società specializzata nella Medical Information Technology: oltre 4mila medici, farmacisti, dentisti, psicologi e altri operatori si sono attivati in Italia in una piattaforma di teleconsulto (Clickdoc) fornita gratuitamente durante l’emergenza; circa 5300 esercizi hanno aderito al sistema ricettainfarmacia.it che permette al paziente l’invio della ricetta elettronica direttamente alla farmacia, così da ridurre spostamenti e file e ricevere i medicinali anche a domicilio. E poi sperimentazioni di “telemonitoraggio” in vari ospedali e ASL, che “permetteranno di ricevere e analizzare informazioni raccolte direttamente dal paziente”, plaude Giorgio Orsi, Direttore Ingegneria Clinica e Sistema Informativo dell’Ospedale Sacco di Milano.
Sono proprio i pazienti a sostenere una simile svolta, nel nome di una reale sinergia assistenziale. “La chiediamo da anni”, rivendica Alessandro Cossu, portavoce di Cittadinanzattiva. “Con la telemedicina è tra l’altro possibile l'integrazione medico-infermieristica dell'assistenza a domicilio”. “È uno strumento innovativo che potrebbe aiutarci a superare i bisogni insoddisfatti di salute e cura, con lo sviluppo di una rete di sostegno sanitaria, assistenziale, sociale”, conviene Antonella Celano, presidente dell’Associazione nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR).
Posizioni non sorprendenti, visto il recente “Rapporto Nazionale sulla Gestione della Cronicità” realizzato da fablab, unità CGM di innovazione multicanale, che ha consultato tutte le categorie del sistema di assistenza ancor prima che l’emergenza scoppiasse. Ad emergere dall’indagine, tra l’altro, è proprio la domanda, prioritaria tra i pazienti, di servizi di teleconsulto, informazione e monitoraggio digitale. Dato confermato dall’ALTEMS, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che con il suo “Instant Report Covid-19” documenta l’alto livello di gradimento dei pazienti nei confronti delle prestazioni di telemedicina.
Del resto, non è solo una questione di ‘comodità’, di sale d’attesa e code in farmacia evitate: nella medicina digitale, o “e-health”, c’è anche il potenziale di un salto di qualità nell’assistenza personalizzata. “Con il supporto di informazioni e dati disponibili non si cura il diabetico, il cardiopatico, l’artrosico, ma la persona”, sottolinea l’angiologo Sergio Pillon, esperto di Digital Health presso la European Public Health Alliance e l’Istituto Superiore di Sanità. In altre parole, rimarca Emanuele Mugnani, Country Manager CGM per l’Italia, la svolta digitale è d’aiuto per l’intero sistema: “è entusiasmante perché porta vantaggi per tutti, per l’operatore sanitario, per il costo della Sanità, per il cittadino”.
E ora, in effetti, dopo i pazienti plaudono tutti. “Il 90% dei medici auspica soluzioni digitali per favorire la comunicazione tra professionisti nell'area delle cure primarie”, annuncia in questi giorni un’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con il Centro Studi della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale). D’accordissimo i farmacisti. “Uno strumento della ‘farmacia di servizi’, che promuoviamo da anni”, commenta Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani (FOFI), che peraltro chiede alla politica una semplificazione degli oneri burocratici che permangono sugli operatori: “peggiorano la qualità del servizio e allungano i tempi, che è ora la cosa peggiore”, avverte Mandelli.
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