La somma è stata raccolta attraverso la vendita di calendari realizzati con i disegni dei figli dei dipendenti, nell’ambito della campagna dedicata alla Diversity&Inclusion
Roma, 4 Aprile 2012 – I dipendenti di Baxter S.p.A., un’azienda multinazionale farmaceutica e biomedicale, hanno donato tremila euro all’Abio Onlus, fondazione che si dedica all’assistenza dei bambini ospedalizzati. La somma è stata raccolta attraverso alcune iniziative di volontariato e beneficienza, realizzate nel corso degli ultimi mesi, nell’ambito della campagna di comunicazione interna dedicata alla Diversity&Inclusion.
Tra le iniziative messe in atto per raccogliere i fondi, quella che ha riscosso maggior successo è stata la vendita interna di calendari realizzati con i disegni dei figli dei dipendenti stessi. Il progetto è partito durante la pausa natalizia, periodo durante il quale Baxter ha organizzato un Christmas Park, un’area gioco all’interno dell’azienda, dedicata ai bambini, che permettesse ai genitori di poter lavorare anche nei giorni in cui le scuole sono chiuse.
La campagna sulla Diversity&Inclusion, che Baxter sta promuovendo a livello globale in tutte le sue sedi, ha l’obiettivo di promuovere una cultura aziendale che favorisca l’inclusione e valorizzi le differenze. Baxter ritiene che questa politica consentirà di attrarre, motivare e trattenere i migliori talenti, instaurando rapporti più solidi con i partner e riuscendo, in questo modo, a guidare l’innovazione.
Con questo spirito, all’interno della ludoteca aziendale, i bambini sono stati stimolati a rappresentare attraverso alcuni disegni il concetto della differenza come risorsa e peculiarità.
“Dai lavori artistici realizzati dai bambini – afferma Silvio Gherardi, Presidente ed Amministratore Delegato di Baxter Italia – è nata l’idea di realizzare e vendere un calendario per raccogliere fondi da riservare a progetti benefici. Ci è sembrato naturale destinare la donazione ad un’associazione che lavora in ambito pediatrico, poiché il progetto è stato di fatto realizzato dai nostri figli e volevamo quindi che le risorse potessero essere utili ad altri bambini.”
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