Febbre Denque in Italia

Con l’aumento dei voli internazionali e i cambiamenti climatici, nel nostro Paese cresce il numero di casi della malattia virale. Ma quanto dobbiamo preoccuparci? 

L’attualità sanitaria dell’estate 2025 torna a porre sotto i riflettori la febbre Dengue, malattia virale trasmessa da zanzare del genere Aedes e da tempo considerata una delle principali patologie “d’importazione”. La sua diffusione nel nostro Paese, un tempo quasi esclusivamente legata ai viaggi internazionali, sta cambiando volto. Non solo si osservano con maggiore frequenza casi di rientro, ma si moltiplicano anche i casi autoctoni, circoscritti a singoli territori ma sufficienti a sollevare l’attenzione delle autorità regionali e nazionali.

UNA MALATTIA RARA IN ITALIA, MA CON SEGNALI DI ATTENZIONE CRESCENTI

Sebbene nei Paesi endemici la Dengue rappresenti una delle principali cause di ospedalizzazione infantile e colpisca ogni anno milioni di persone, in Italia la sua incidenza resta decisamente bassa.

Secondo l’ISS, nel 2023 sono stati registrati in totale 362 casi, di cui 82 autoctoni. I dati disponibili per il 2024 e i primi mesi del 2025 confermano che la malattia è tuttora classificabile come rara nel nostro Paese, ma l’incremento di casi autoctoni, legati alla presenza delle zanzare Aedes albopictus, rappresenta un elemento da non sottovalutare. La rarità della patologia, in ambito nazionale, va dunque letta nella prospettiva dinamica dell’epidemiologia globale e dei cambiamenti ambientali che favoriscono la diffusione dei vettori anche in aree temperate. 

DENGUE: COME SI MANIFESTA, DOVE È ENDEMICA, COME SI CURA

La febbre Dengue è causata da un virus a RNA della famiglia Flaviviridae, trasmesso all’uomo dalla puntura di zanzare infette. L’infezione si manifesta con febbre elevata, dolori articolari e muscolari, mal di testa retro-orbitale e, talvolta, eruzioni cutanee. In una piccola percentuale di casi può evolvere in Dengue grave o Dengue emorragica, con complicanze potenzialmente letali.

La malattia è endemica in oltre 100 Paesi, in particolare in America Latina, Sud-est asiatico, Africa e alcune aree del Pacifico. In Europa resta una patologia rara, ma la circolazione del vettore Aedes albopictus ha aperto la strada a trasmissioni locali sempre più frequenti nei mesi estivi.

Non esiste un trattamento antivirale specifico. La gestione è di tipo sintomatico, basata sul controllo della febbre, sull’idratazione e sul monitoraggio delle eventuali complicanze. In alcuni Paesi sono disponibili vaccini contro la Dengue, riservati però a soggetti precedentemente esposti al virus o appartenenti a categorie a rischio, mentre in Italia la vaccinazione non è attualmente prevista a livello sistemico.

I CLUSTER REGIONALI IN ITALIA: AREE DI INTERESSE E MODALITÀ DI SORVEGLIANZA

In Italia, i principali cluster di casi autoctoni di Dengue si concentrano attualmente in alcune regioni specifiche, come Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna e Toscana. Questi territori sono al centro dell’attenzione delle autorità sanitarie proprio perché hanno registrato negli ultimi anni casi locali, seppur in numero limitato.

La raccolta e la pubblicazione dei dati avvengono in modo differenziato tra le Regioni: alcune dispongono di sistemi di monitoraggio strutturati e aggiornano regolarmente i dati tramite bollettini pubblici, mentre in altre la disponibilità di informazioni è più frammentaria o meno accessibile al pubblico.

Tra gli esempi più strutturati, spiccano Lombardia e Veneto. La Lombardia, attraverso la Direzione Generale Welfare, cura un monitoraggio settimanale molto dettagliato; l’ultimo bollettino disponibile, riporta due casi confermati di Dengue autoctona e 35 casi di Dengue di importazione registrati dall’inizio dell’anno.

Il Veneto, invece, ha attivato una sorveglianza sistematica con aggiornamenti periodici che evidenziano cluster significativi, soprattutto nelle province di Verona e Padova, dove da giugno a luglio 2025 sono stati registrati sei casi autoctoni di Dengue. La Regione ha risposto con campagne di disinfestazione mirata e comunicazione rivolta alla popolazione per limitare la diffusione del vettore.

Per altre Regioni, quali Lazio, Emilia-Romagna e Toscana, la situazione è meno lineare. Negli anni precedenti sono stati segnalati sporadici casi autoctoni di Dengue, ma attualmente la disponibilità di dati aggiornati risulta più discontinua e la pubblicazione di bollettini o report specifici è limitata. Le attività di sorveglianza sono meno strutturate e la visibilità pubblica delle informazioni inferiore rispetto ai territori sopra citati.

LA SORVEGLIANZA COME CHIAVE PER LA PREVENZIONE 

Pur restando una malattia rara in Italia, la Dengue rappresenta una sfida crescente nell’ambito delle patologie trasmesse da vettori. Il suo monitoraggio richiede una collaborazione continua tra Istituto Superiore di Sanità, Regioni, servizi di prevenzione locali e cittadini. La possibilità che si verifichino nuovi focolai autoctoni, anche se limitati nel tempo e nello spazio, pone l’accento sulla necessità di una sorveglianza integrata e tempestiva.

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