Il ricordo del Dr. Bertelli, fondatore e presidente dell'Istituto Magi, di cui il Nobel era amica e testimonial.
"Per confortarci nelle nostre difficoltà ci raccontava di come fosse stata costretta a sfamarsi con le uova usate negli esperimenti. E sulla fuga dei cervelli all'estero mi disse che l'Italia era sempre stata suicida, che bisognava richiamarli uscendo dalla logica dell'appartenenza a gruppi di potere"

Sono tanti i ricercatori che hanno avuto la fortuna di lavorare al fianco di Rita Levi Montalcini e di sviluppare con il suo appoggio iniziative importanti.  Raccogliamo qui la testimonianza del Dr. Matteo Bertelli, direttore del centro MAGI – Istituto di Genetica non Profit, con il quale la scienziata ha strettamente collaborato e della quale fin dal 2006, anno della fondazione, è stata testimonial.

“Ho tantissimo ricordi della professoressa Rita Levi Monalcini – racconta Bertelli – ad esempio ho ben impresso nella mente quando, nel 2009, venne ad un nostro congresso a Drò e ci chiese di poter poi incontrare a Roma il sindaco, Dr. Vittorio Fravezzi, e lo fece. Più volte volle sottolineare pubblicamente l’importanza del nostro centro e come la nostra opera fosse molto importante per l’integrazione della ricercai italiana e della lotta alle malattie genetiche rare in Europa. Credeva nel nostro lavoro e ci aiutò sempre, anche quando due anni fa trovammo delle difficoltà nel vedere riconosciuto il diritto di operare come laboratorio di diagnosi per le malattie genetiche rare. Fu lei a scrivere tre lettere indirizzate al Presidente della Provincia Dr. Lorenzo Dellai ed all’Assessore alla Sanità Dr. Ugo Rossi ed infine al Sindaco di Drò (quest’ultima lettera perché voleva che noi sviluppassimo le nostre sedi nelle città di Dro e di Rovereto). E anche in questo ultimo anno in cui la sua salute era un po’ peggiorata non aveva smesso di aiutarci sfruttando il suo ruolo di Senatore a Vita:  aveva inviato una relazione al Presidente del Senato per chiedere che MAGI potesse presentare le attività  sin ora svolte, cosa che è poi avvenuta ad  Aprile.
Il suo non è stato però solo un appoggio nelle cose concrete, ma anche un grande incoraggiamento morale: quando le parlavo delle nostre difficoltà iniziali mi confortava raccontandomi i disagi passati quando era costretta a fare ricerca nascosta per non essere catturata dai nazisti, oppure di quando la crisi era arrivata al punto tale che dopo aver utilizzato gli embrioni del pollo estratti dalle uova per dimostrare l’esistenza del fattore di crescita NGF, con il quale ha preso poi il Premio Nobel, riutilizzava le uova cucinandole per sfamarsi. Non posso che pensare a lei con grande gratitudine, sia come scienziato che come presidente di MAGI”.    

“Di certo – racconta ancora Bertelli – ci univa l’amore per la scienza ma ci sono anche altri aspetti particolari che ci hanno avvicinato consentendoci di instaurare un così stretto rapporto: l’impegno verso i Paesi del Terzo Mondo, la fiducia nel mondo del non profit e la volontà di fare qualcosa di buono per la scienza in Italia".     

“Ricordo – dice Bertelli - che Rita aveva desiderato fare qualche cosa di utile per i paesi del Terzo Mondo, particolarmente per l’Africa, fin da quando aveva conosciuto il Professor Albert Schweitzer. Ci vollero molti anni prima di costituire, assieme all’amica Giuseppina Tripodi, la Fondazione Rita Levi-Montalcini per lo sviluppo delle donne in Africa, ma lei non desistette mai nella sua forte volontà. Quello che voleva era aiutare queste popolazioni a combattere le pandemie, a ridurre la mortalità infantile, a migliorare la salute materna e istruire attraverso borse di studio le giovani dottoresse. E qui, sull’impegno per i Paesi del Terzo Mondo, l’accordo con Magi fu totale: era ed è tutt’oggi una delle nostre finalità. A beneficio dei ricercatori provenienti da paesi svantaggiati di tutto il mondo MAGI conferisce borse di studio e ospita ricercatori di questi paesi presso le proprie strutture. Le persone coinvolte in questi anni sono giunte dalla Repubblica Ceca, dall’Albania, dalla Repubblica Slovacca, dall’India, dalla Federazione russa, dalla Repubblica Argentina, dal Kenya e dalla Bielorussia”.     

“Ricordo poi – continua Bertelli - come ci trovammo in accordo parlando del problema della partenza, spesso senza ritorno, dei ricercatori italiani all’estero. Un giorno, parlando insieme delle attività di MAGI mi disse: "L’Italia è stata sempre suicida: il meglio dei nostri cervelli è sempre andato all’estero da dove, trovandosi benissimo, non fanno ritorno. L’Italia dovrebbe richiamarli, ma solo in base al merito e non per appartenenza ai gruppi di potere. Approvo perfettamente il lavoro fatto dalla MAGI di costituire un comitato scientifico in cui sono valorizzati dei Professori Trentini all’estero i quali possono portare grandi contributi alla vostra crescita scientifica”.
"Credeva molto nel ruolo del non profit, credeva che anche grazie a questo avremmo potuto fare molto per migliorare la situazione della ricerca in Italia ed è anche per queste ragioni - conclude - che nutriva per Magi particolari speranze. Di certo faremo ogni cosa possibile per non deludere le sue aspettative e per andare avanti per sempre nel seguendo il suo esempio”.     

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