La sfida di Aieop: dare a tutti diagnosi corrette e il miglior trattamento. Troppi adolescenti sono trattati nei centri per adulti.
Roma – Al centro congressi Angelicum della Pontificia Università San Tommaso D’Aquino da sabato scorso fino a martedì si parla di oncoematologia pediatrica. E’ qui, infatti, che si tiene il 38esimo congresso nazionale dell’AIEOP presieduto dal professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di onco-ematologia pediatrica del Bambino Gesù. Oltre 200 medici e ricercatori che nel loro lavoro quotidiano si impegnano per aiutare bambini colpiti dai tumori faranno il punto sui progressi della scienza con un occhio molto attento anche all’accoglienza, al dialogo tra operatori del settore, con le famiglie e anche con i piccoli che vivono la malattia e per i quali si cerca sempre più spesso di organizzare reparti protetti ‘a misura di bambino’ per rendere questa esperienza meno spaventosa e traumatica. L’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP) si è costituita con lo scopo principale di assicurare una uniformità di diagnosi e di trattamento a tutti i bambini affetti da patologie neoplastiche in Italia.
“Ogni anno in Italia 1 bambino su 413, al di sotto dei 15 anni, si ammala di tumore – spiega Locatelli - Il numero di casi atteso annualmente è di 1496 nella fascia d’età tra 0 e 14 anni, ai quali vanno sommati 835 nuovi casi in ragazzi di età compresa tra 15 e 19 anni. Il tumore che più frequentemente colpisce l’età pediatrica è la leucemia linfoblastica acuta (LLA), seguita dai tumori del sistema nervoso centrale. Dal punto di vista istologico e del comportamento biologico, i tumori che colpiscono i bambini sono differenti rispetto ai tumori dell’età adulta; alcuni colpiscono preferenzialmente specifiche fasce d’età. In particolare i tumori del rene e del sistema nervoso simpatico colpiscono più frequentemente i bambini di età inferiore ai 5 anni, mentre i tumori dell’osso sono più frequenti negli adolescenti. Negli ultimi anni la distribuzione dei Centri AIEOP si è sviluppata uniformemente su tutto il territorio nazionale, sebbene le regioni del Nord dell’Italia abbiano una maggior concentrazione rispetto a quelle del Centro e del Sud. La possibilità di centralizzare in laboratori altamente specializzati i campioni tumorali dei pazienti che afferiscono ai Centri AIEOP garantisce non solo la correttezza della diagnosi, ma anche la migliore definizione biologica della malattia al fine di impostare il trattamento più adeguato. Grazie a questa puntuale organizzazione, la sopravvivenza globale dei bambini affetti da tumori attualmente supera largamente il 70% a 5 anni dalla diagnosi. Oggi un giovane su 800 all’età di 20 anni è guarito da neoplasia diagnosticata e trattata nell’infanzia e si calcola che 25.000 persone, l’1,2‰ di giovani italiani fino a 33 anni, abbia avuto una diagnosi di tumore in età infantile”.
IL PROBLEMA: TROPPI ADOLESCENTI VENGONO TRATTATI NEI CENTRI PER ADULTI.
Da una recente analisi dei dati fatta da AIEOP si evidenza che ad oggi, facendo la stima dei casi attesi ogni anno e confrontandola con gli accessi ai centri aderenti all’associazione, la quasi totalità dei bimbi tra 0 e 14 anni con tumore arrivano presso questi centri di eccellenza. Non ancora allo stesso livello si è per la fascia di età dai 15 ai 19 anni, questo perché gli adolescenti sono ancora in buona parte riferiti a Centri dell’adulto. “L’età adolescenziale, però – spiega Locatelli - rientra a pieno diritto nell’età pediatrica sia per la gestione del paziente che necessita ancora di un ambiente protetto (quale quello che può ritrovare in una onco-ematologia pediatrica), sia per la gestione della patologia tumorale, spesso affine a quella dei pazienti più piccoli e che richiede un trattamento più intensivo di quanto offerto dai protocolli dell’adulto, garantendo migliori probabilità di guarigione”.
ITALIA: META DELLA SPERANZA PER PICCOLI PAZENTI DI TUTTO IL MONDO
Ancora oggi l’Italia è meta preferenziale per pazienti diagnosticati in altri Paesi d’Europa, sia all’interno che all’esterno della comunità europea, nonché per pazienti che provengono dall’America Latina, dall’Africa e dall’Asia, grazie anche alla possibilità di offrire trattamenti altamente specializzati, tra i quali il trapianto di cellule staminali emopoietiche. Ogni anno in Italia vengono effettuati numerosi trapianti di cellule staminali emopoietiche tra autologhi e allogenici (cioè da donatore). Il numero di queste procedure altamente complesse, che nel 2012 ha sfiorato le 600, è tra i più alti realizzati in paesi europei.
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