Roma - Era prevista per ieri, 2 luglio 2013, la consegna all’ISS del protocollo del metodo Stamina da parte di Davide Vannoni, per l’avvio della sperimentazione clinica controllata. L’incontro è stato però posticipato, a causa del “tempi tecnici necessari per ultimare la standardizzazione del metodo”. Vannoni ha voluto precisare che la “standardizzazione” (obbligatoria per tutti i trial clinici) rappresenta una semplificazione della presunta metodica, che potrebbe ridurre in minima parte l’efficacia del trattamento. Ha in ogni caso promesso all’ISS di consegnare il protocollo entro poco più di una settimana, dall’8 luglio in poi.
Con tutta probabilità – qualora la procedura di consegna del protocollo si concluda con successo – la metodica che ne risulterà sarà testata per tre patologie in particolare: Sla, paresi cerebrale infantile e una terza malattia non ancora nota.
Nel frattempo la prestigiosa rivista internazionale Nature si è nuovamente scagliata contro Vannoni e la sua metodica, accusandolo di plagio e utilizzo di dati fallaci.
Secondo Alison Abbot, già autrice di un editoriale che criticava aspramente la scelta di Baludzzi di permettere la prosecuzione delle terapie a base di staminali, Vannoni ha utilizzato immagini e dati sottratti ad altri studi clinici per suffragare la propria richiesta di brevetto avanzata negli USA.
Secondo la Abbott le immagini utilizzate da Vannoni sono state copiate da un lavoro di Elena Schegelskaya, una biologa molecolare della Kharkov National Medical University (in Ucraina). In particolare l’immagine che dovrebbe provare la trasformazione della cellula staminale in cellula nervosa (assunto sul quale si baserebbe il metodo Vannoni), sarebbe frutto di un copia e incolla di un precedente studio scientifico condotto nel 2003, basato su presupposti metodologici totalmente differenti rispetto a quelli di Stamina.
Nessuno stupore da parte di Aifa e della comunità scientifica internazionale. “Nessuno – spiega Elena Cattaneo, Professore Ordinario del Dipartimento di Scienze Farmacologiche Facoltà di Farmacia dell’ Università degli Studi di Milano a Nature- è riuscito ancora a dimostrare che le staminali mesenchimali possono trasformarsi in cellule nervose.”
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