Durante la tavola rotonda affrontato anche il tema dell’aderenza alla terapia

In Italia la Sanità rappresenta uno dei settori in cui il governo e le amministrazioni regionali sono maggiormente intervenuti per assicurare la tenuta dei conti pubblici. I forti disavanzi accumulati e la difficoltà ad individuare una precisa governance del settore, con sovrapposizioni e indeterminazioni nelle competenze a livello nazionale e locale, stanno impattando significativamente sulla possibilità di garantire uguali livelli di assistenza nelle diverse regioni italiane: in alcune realtà geografiche, infatti, i cittadini si trovano a non poter usufruire delle terapie e dei servizi sanitari che spettano loro.
Come si possono superare queste difficoltà, coniugando le esigenze dei bilanci regionali con il diritto alla salute dei cittadini? Quali sono i diritti ed i doveri dei cittadini stessi, in un contesto di riduzione della spesa sanitaria?

Se n’è discusso il 30 marzo, a Palazzo Marini in Roma, in occasione della Tavola Rotonda “Sanità Oggi, Organizzazione, risorse e diritto alla Salute”, organizzata da Cosmec e promossa da Merck Serono.
All’evento hanno partecipato autorevoli esperti del mondo della salute, giuristi e rappresentanti del mondo dell’Associazionismo e delle Istituzioni.

Sono intervenuti tra gli altri: Mario Zanchetti, Professore Ordinario di Diritto Penale presso l’Università “Carlo Cattaneo” LIUC, Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia e Management Sanitario presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma "Tor Vergata", Paolo Marchetti, Direttore Dipartimento di Oncologia IDI/S. Andrea Roma, Giovanni Monchiero, Presidente FIASO (Federazione Aziende Sanitarie), Stefano Cianfarani , Professore associato di Pediatria, Università di Roma Tor Vergata e Ospedale Bambino Gesù di Roma ed Antonio Gaudioso, Vice segretario generale di Cittadinanza Attiva/Tribunale dei diritti del malato.

Proprio Gaudioso si è soffermato sul rischio concreto di non poter garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA) in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e per tutti i cittadini italiani. “Non è ammissibile – ha commentato il Vice segretario Generale di Cittadinanza Attiva –  che i cittadini residenti nelle aree geografiche più colpite da cronici dissesti finanziari, corrano il rischio di non vedersi riconosciuti i propri fondamentali diritti. Certamente i LEA devono sapersi coniugare con le esigenze dei bilanci regionali, ma non a costo di sacrificare il rispetto della tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini, come sancito dall’ormai noto art. 32 della Costituzione e dagli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale e di quelli Regionali.”

L’evento odierno ha inteso portare un contributo per individuare le possibili alternative all’attuale “Offerta salute”. Il sistema attuale rischia infatti di penalizzare l’intero Welfare e, soprattutto, di compromettere le basi per la costruzione di una Società futura più equa e rispettosa dei diritti dei suoi cittadini.
“L’accesso ai trattamenti e alle terapie farmacologiche rappresenta un bene inderogabile - ha dichiarato Stefano Cianfarani, Professore Associato di Pediatria, Università di Roma Tor Vergata e Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, tuttavia il contesto politico sanitario delineato, aggravato da una domanda crescente di salute dovuta all’invecchiamento della popolazione, non può esimere i cittadini dall’adottare quei comportamenti corretti per contribuire al risanamento del Sistema Salute.
In un contesto di riduzione della spesa sanitaria – ha quindi aggiunto l’esperto - l’aderenza alla terapia da parte del paziente costituisce un dovere che genera valore: oltre che per il paziente stesso, anche e soprattutto, per l’intero Sistema Salute, che evita così inutili sprechi di risorse pubbliche e quindi di aggravi in termini di costi”.
L’uso corretto dei farmaci, infatti, può determinare risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale riducendo il rischio di malattie invalidanti, evitando interventi chirurgici non necessari e rallentando la degenerazione o attenuando i sintomi di alcune malattie tipiche dell’invecchiamento. E ancora, accorciando i tempi di ospedalizzazione o, nel caso di patologie croniche, evitando il ricovero ospedaliero.

Basti pensare che un giorno di ricovero in ospedale costa al SSN circa 1.000 euro, ovvero più di 5 volte la spesa pro-capite per assistenza pubblica per medicinali in farmacia. Secondo una recente indagine presentata da Farmindustria, infatti, il costo annuo di 6,3 Miliardi sostenuto dal SSN per l’uso di farmaci per patologie croniche come malattie cardiovascolari, respiratorie, depressione ed Alzheimer, si traduce in un beneficio di 6,1 Miliardi di Euro/anno (minore ospedalizzazione, interventi chirurgici non necessari, rallentamento degenerazioni) e in un risparmio di 5.6 Miliardi di Euro/anno in termini di minori giorni di lavoro persi e minore spesa per assistenza sociale.

 

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