Un team di ricercatori australiani ha condotto i primi test preclinici su una potenziale terapia preventiva
Un recente studio preclinico sembra aprire la strada a un trattamento in grado di prevenire la trasmissione del virus HTLV-1 e, potenzialmente, curarne l’infezione. Lo Human T-cell Leukemia Virus type 1 (HTLV-1) è un virus poco conosciuto ma potenzialmente letale, che infetta circa 10 milioni di persone nel mondo e che ad oggi non dispone né di cure né di trattamenti preventivi. Per la prima volta, un team di ricercatori australiani, del Walter and Eliza Hall Institute (WEHI) e del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity, ha dimostrato in un modello animale che due antiretrovirali già in uso contro l’HIV – tenofovir e dolutegravir – sono in grado di bloccare la trasmissione del virus. La scoperta è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Cell.
CHE COS’È IL VIRUS HTLV-1?
Il virus T-linfotropico umano di tipo 1 (HTLV-1) è simile all’HIV e si trasmette attraverso rapporto sessuale, sangue infetto e allattamento al seno. È più diffuso in alcune regioni del mondo, tra cui il Giappone meridionale e il Sud America, e tra soggetti a rischio come persone in emodialisi e utilizzatori di droghe iniettive.
L’HTLV-1 è un oncovirus e può causare leucemie e linfomi, oltre a una rara malattia neurodegenerativa chiamata mielopatia/paraparesi spastica tropicale associata a HTLV-1 (HAM/TSP), più semplicemente nota come paraparesi spastica tropicale. I primi sintomi di questa patologia, maggiormente frequente nelle donne, comprendono debolezza, rigidità e spasmi muscolari alle gambe, con difficoltà nella deambulazione e incontinenza urinaria. Il danno al midollo spinale è dovuto principalmente alla risposta immunitaria dell’organismo e compromette i segnali nervosi motori e sensitivi. La diagnosi si basa su anamnesi, risonanza magnetica, puntura lombare ed esami del sangue. Dal momento che i sintomi della malattia possono comparire anche dopo decenni, quando viene formulata la diagnosi i danni causati dal virus sono spesso già irreversibili. Riuscire a bloccare la proliferazione dell’HTLV-1 all’interno dell’organismo significa, quindi, evitare le conseguenze più gravi dell’infezione, compresa una morte prematura.
LO STUDIO
Il risultato ottenuto dai ricercatori australiani è il frutto di un lavoro durato dieci anni, durante i quali gli studiosi hanno isolato il virus e sviluppato un modello murino, con sistema immunitario umanizzato, capace di replicare l’infezione umana da HTLV-1c, un sottotipo di HTLV-1 particolarmente diffuso in alcune comunità di aborigeni australiani. Questo modello ha permesso di osservare come l’infezione da HTLV-1c fosse associata allo sviluppo di patologie gravi come leucemia e malattie infiammatorie polmonari.
La rilevanza dello studio australiano risiede nel fatto che i farmaci testati contro l’HTLV-1c sono già usati per l’HIV, quindi ampiamente valutati dal punto di vista della sicurezza. Infatti, i ricercatori hanno sperimentato una combinazione degli antiretrovirali tenofovir e dolutegravir con una molecola in grado di inibire una proteina chiamata MCL-1, coinvolta nella sopravvivenza delle cellule infette: questo approccio ha portato alla morte selettiva delle cellule infettate dal virus, aprendo la strada a una potenziale strategia curativa.
Il team è ora in contatto con le aziende farmaceutiche che producono i farmaci anti-HIV utilizzati nello studio, con l’obiettivo di includere i pazienti con HTLV-1 nei trial clinici già in corso su questi medicinali. Se confermeranno la loro efficacia nell’uomo, gli antiretrovirali tenofovir e dolutegravir potrebbero rappresentare il primo trattamento di profilassi pre-esposizione (PrEP) specificamente indicato per l’infezione da HTLV-1.
QUANTI TIPI DI HTLV CI SONO E A QUALI PATOLOGIE SONO ASSOCIATI?
Attualmente sono note cinque specie di virus T-linfotropico umano. L’HTLV-1, identificato in Giappone nel 1977, è il più studiato e può causare gravi patologie come la leucemia o il linfoma a cellule T dell’adulto e la paraparesi spastica tropicale. È endemico in numerose aree tropicali, tra cui i Caraibi, alcune zone dell’Africa, dell’Asia e del Sud America. L’HTLV-2, con un’omologia genetica del 70% rispetto all’HTLV-1, è stato inizialmente associato alla tricoleucemia, ma si è poi scoperto che può anch’esso provocare paraparesi spastica; è stato isolato soprattutto tra i tossicodipendenti dell’area mediterranea. Le sigle HTLV-3 e HTLV-4 furono inizialmente usate per indicare, rispettivamente, l’HIV-1 e l’HIV-2, per via della loro rispettiva somiglianza, prima che venisse adottata definitivamente la denominazione "HIV". Oggi HTLV-3 e HTLV-4 designano due virus scoperti nel 2005 in Camerun, trasmessi all’uomo da scimmie infette tramite morsi o graffi; il primo è simile al virus T-linfotropico delle scimmie (STLV-3), mentre il secondo non presenta somiglianze con altri virus noti. Infine, l’HTLV-5 è sospettato di avere un ruolo nella micosi fungoide e nella sindrome di Sézary, le due forme più diffuse di linfoma cutaneo a cellule T, ipotesi però non ancora confermata con certezza.
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