Il progetto, ispirato al ‘modello Sardegna’ e presentato dal gruppo di Salvatore Usala potrebbe anche creare lavoro
Secondo i conti presentati con meno di 2 milioni l’anno si possono assistere 70mila disabili
CAGLIARI – Tante volte si sente parlare del ‘taglio dei posti letto’ come una misura di risparmio. Non sempre i cittadini sono felici di questa soluzione, che percepiscono come un peggioramento del servizio. Eppure c’è un gruppo di malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), malattia rara ad elevatissima disabilità, che invece di chiedere un posto in ospedale o in residenze sanitarie, all’opposto, propongono allo Stato di aiutarli a rimanere a casa, risparmiando, a conti fatti, soldi pubblici. La proposta, che si ispira in buona parte ad un modello messo in atto in Sardegna, è stata avanzata pochi giorni fa dal Comitato 16 novembre Onlus, guidato da Salvatore Usala, ai Ministri Fornero e Balduzzi.
Il progetto ‘Restare a casa’ permetterebbe a disabili gravissimi di essere assistiti, anche 24 ore su 24, pur restando in famiglia, migliorando anche l’attuale sistema di welfare.
La proposta è indirizzata a disabili fisici e psichici, affetti da patologie degenerative, demenza, traumi gravi, coma e tutti i casi in cui si presenti necessità di assistenza vigile, casi che attualmente sono spesso assistiti in ospedale o in strutture socio sanitarie, con costi elevatissimi e lontani dai propri affetti.
Il progetto stabilisce tre diversi livelli assistenziali, a seconda della gravità delle condizioni delle persone con disabilità. E’ dunque previsto un livello di assistenza medio (presenza assistenziale non specialistica per 12-18 ore al giorno), un livello intenso (presenza assistenziale non specialistica, sia diurna che notturna per 18-24 ore al giorno) e un livello totale, per chi necessità di assistenza 24 ore su 24 ed è dipendente da macchine per respirazione meccanica. Secondo l’associazione dovrebbe essere l’unità di valutazione territoriale a dover stabilire, grazie a un’equipe multidisciplinare, il piano personalizzato per ogni paziente.
I costi di questo tipo di assistenza sono stati stimati in un massimo di 9.000 euro l’anno per il livello medio, un massimo di 12.000 euro per il livello intenso e circa 20.000 euro all’anno per l’assistenza totale.
Stando alle attuali stime sarebbero 70.000 gli italiani a poter usufruire del livello di assistenza medio, 50.000 di quello intenso e 30.000 di quello totale, per un costo finale di circa 1 miliardo e 650 mila euro.
Attualmente il costo per mantenere un disabile gravissimo in una struttura residenziale specializzata è di circa 70.000 euro all’anno, 50.000 euro in meno di quelli che sarebbero necessari se si adottasse il modello proposto nel progetto ‘Restare a casa’. In una struttura residenziale il rapporto di assistenza è tutt’altro che uno a uno, dunque così si risparmierebbe migliorando decisamente il livello assistenziale. Inoltre con 1.650 milioni di euro potrebbero essere creati circa 90.000 posti di lavoro full time.
Facendo un rapido calcolo questa creazione di posti di lavoro potrebbe creare maggiori consumi, maggior gettito IRPEF e circa 180 milioni di contributi INPS, per un totale stimato di quasi 700 milioni che rientrerebbero nelle casse statali.
Il risparmio è quindi garantito. Ora c’è da capire dove reperire le risorse. Secondo il Comitato 750 milioni si potrebbero trasferire dalla Sanità, capitolo relativo alle residenze sanitarie, 330 milioni potrebbero essere a carico degli enti locali e 600 milioni alle Politiche Sociali.
Viste le recenti dichiarazioni di Vittorio Grilli, ministro dell’Economia, i fondi ci sono. Stando alle dichiarazioni di Grilli è infatti previsto un fondo da 900 milioni da destinare a diverse priorità, la prima delle quali è la non autosufficienza.
Interessante anche la proposta di Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Ssn. Marino sostiene la necessità del fondo per la non autosufficienza e propone, in caso di necessità estrema, di istituire una tassa di scopo per i redditi sopra i 150 mila euro all’anno.
Le premesse dunque sono tutte positive, ora non resta che attendere la risposta del Governo ai bisogni dei disabili italiani gravi e gravissimi. Nel frattempo Salvatore Usala e il Comitato 16 novembre onlus sono risoluti: “Aspetteremo una cortese risposta da parte del Governo entro il 12 novembre, dopo tale data ci organizzeremo per lanciare una protesta senza precedenti: sciopero della fame di almeno 80 gravissimi, presidio permanente, giorno e notte davanti ad un ministero chiave, e altre cose mai viste”.
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