Infermiere di Famiglia e Comunità: si cerca un modello condiviso

Cosa emerge dal primo Rapporto FNOPI-Sant’Anna sull’evoluzione dell’assistenza sanitaria territoriale

In un sistema sanitario sempre più orientato alla prossimità e alla personalizzazione delle cure, il ruolo dell’Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC) si candida a diventare una figura di primo piano.
A confermarlo è il primo Rapporto nazionale sulle Professioni Infermieristiche, realizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa su incarico della FNOPI (Fererazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), che dedica un intero capitolo a una dettagliata analisi documentale dei provvedimenti regionali successivi al DM 77/2022, il decreto che ha ridisegnato l’assistenza territoriale in Italia. Il rapporto è stato presentato ieri a Roma, a Palazzo Rospigliosi, in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere.
La pubblicazione nasce con l’obiettivo di fornire dati strutturati e verificabili per sostenere le scelte politiche e la riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L’idea di fondo è chiara: senza numeri e senza evidenze, ogni trasformazione rischia di essere inefficace o, peggio, diseguale.

LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI: IL CONTRIBUTO DIRETTO DI PAZIENTI E CITTADINI

Ad arricchire l’analisi qualitativa del Rapporto ha contribuito in modo significativo la Consulta delle Associazioni dei Pazienti e dei Cittadini, organismo consultivo della FNOPI nato nel 2017 per promuovere un dialogo costante e strutturato con la società civile.
In occasione dell’incontro tenutosi a Roma il 15 giugno 2024, numerose associazioni hanno preso parte a una giornata di confronto dedicata alla percezione e alle aspettative rispetto all’evoluzione della professione infermieristica. Tra le realtà presenti: AISLA – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla, AISTOM – Associazione Italiana Stomizzati, AIP – Associazione per le Immunodeficienze Primitive, ALAMA – Associazione Liberi dall’Asma, dalle Malattie Allergiche, Atopiche, Respiratorie e Rare, ANIMASS – Associazione Nazionale Italiana Malati Sindrome di Sjögren, ANNA – Associazione Nazionale Nutriti Artificialmente, APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza, APMARR – Persone con Malattie Reumatologiche e Rare, Associazione Respiriamo Insieme APS, AVIS – Associazione Italiana Volontari del Sangue, Cittadinanzattiva, FAIS – Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati, FAVO – Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, FCP – Federazione Cure Palliative, FederAsma e Allergie, LILA – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS, SIMBA – Sindrome e Malattia di Behçet, UNIAMO F.I.M.R. – Federazione Italiana Malattie Rare.

L’INFERMIERE DI FAMIGLIA E COMUNITÀ TRA VISIONE E REALTÀ

Nel 2020 la FNOPI aveva già pubblicato un positioning statement che tracciava le linee guida del modello IFeC: una figura professionale con competenze cliniche, educative e relazionali, capace di agire sia nel contesto familiare, sia in quello comunitario. Non a caso, la scelta terminologica usa la congiunzione “e” – famiglia e comunità – proprio per sottolineare il doppio ambito d’azione, superando la rigida distinzione tra setting.
Il Rapporto 2025 analizza come le Regioni italiane abbiano recepito o meno questo modello, a partire dalla normativa nazionale. Il risultato? Un quadro ancora frammentato e disomogeneo, con scelte semantiche, organizzative e operative differenti da un territorio all’altro, che riflettono sensibilità diverse e, in alcuni casi, una scarsa chiarezza sugli obiettivi reali.

UN’ANALISI DELLE PAROLE PER CAPIRE GLI ORIENTAMENTI

Per comprendere meglio la direzione intrapresa dalle diverse Regioni, il team di ricerca ha condotto un’analisi testuale degli atti regionali e provinciali, osservando con attenzione le parole chiave utilizzate per descrivere il ruolo, le funzioni e le responsabilità dell’IFeC. Termini come “prossimità”, “presa in carico”, “lavoro in équipe” o “continuità assistenziale” ricorrono con frequenze diverse e restituiscono un indice qualitativo dell’impegno politico e amministrativo verso il rafforzamento dell’assistenza infermieristica di base.
Alcune Regioni sembrano più avanti nel disegno del modello, con una visione più strutturata e integrata del ruolo. Altre, invece, si limitano a recepire formalmente le direttive senza definire percorsi operativi chiari, lasciando le aziende sanitarie in un limbo organizzativo.

I CITTADINI CHIEDONO INFERMIERI PIÙ VICINI

Il rapporto include anche un’analisi qualitativa dei focus group condotti dalla Consulta dei pazienti e cittadini della FNOPI, svolti a giugno 2024. Da questi incontri emerge con forza un messaggio: le persone chiedono infermieri più accessibili, visibili e coinvolti nel quotidiano. Il modello dell’IFeC è percepito come un’opportunità per migliorare l’assistenza, soprattutto per chi vive con malattie croniche o rare, per le famiglie fragili, per le persone sole o in aree interne.
Tuttavia, perché il modello funzioni davvero, serve una cornice nazionale più vincolante e coerente, che garantisca la presenza dell’IFeC in modo uniforme su tutto il territorio. Altrimenti si rischia di creare una nuova sanità “a macchia di leopardo”, con diritti e servizi che cambiano da Regione a Regione.

UNA FIGURA DA STABILIZZARE E FORMARE

La realizzazione del modello richiede risorse economiche, formazione specifica e continuità occupazionale. L’IFeC non può essere una figura “aggiunta” in modo estemporaneo, ma va integrata nella rete dei servizi e riconosciuta anche nei contratti e nelle dotazioni organiche. Il Rapporto sottolinea la necessità di standard condivisi a livello nazionale, con competenze certificate, strumenti operativi dedicati e indicatori di valutazione.
Il rischio, in mancanza di un investimento concreto, è che il modello resti sulla carta o si riduca a un’etichetta senza contenuto.

VERSO UNA SANITÀ PIÙ VICINA ALLE PERSONE

Il modello dell’Infermiere di Famiglia e Comunità non è solo un tema tecnico o organizzativo. È una sfida culturale, che riguarda la visione stessa di salute e assistenza. Portare l’infermiere dentro le case, nelle scuole, nei quartieri, significa rimettere al centro la relazione, la prevenzione e la continuità delle cure. Significa dare corpo a quel principio di prossimità che tanto spesso è invocato, ma raramente realizzato.
Il Rapporto FNOPI-Sant’Anna non offre soluzioni preconfezionate, ma strumenti di lettura utili per chi voglia davvero migliorare l’assistenza.
Il messaggio è chiaro: l’Infermiere di Famiglia e Comunità può diventare il perno della sanità territoriale del futuro. A patto che si scelga di investirci.

X (Twitter) button
Facebook button
LinkedIn button

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner