Da anni si cerca un metodo di diagnosi precoce. Ma qual è il senso di questa possibilità?
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Genome Biology propone la possibilità di un nuovo test per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. Si tratta di un test del sangue, semplice e veloce, che consentirebbe di individuare i primi segni della malattia e l'avanzare delle placche di beta-amiloide, la proteina tossica che soffoca i neuroni e fa progredire la malattia.
Il test, sviluppato da un gruppo di ricercatori dell'Università Saarland, in Germania, sembra essere preciso al 93%. Per ora è stato testato su 202 persone, tramite l’analisi di frammenti di microRna. Il test ricerca infatti la presenza di 12 particolari gruppi di microRna che servono da biomarcatori di malattia. Secondo i ricercatori il test è “in grado di distinguere con un'elevata accuratezza diagnostica tra i pazienti con malattia di Alzheimer e le persone sane”.
Non si tratta certamente del primo studio che mira alla realizzazione di un test diagnostico precoce. Già nel 2012 due diversi studi statunitensi proponevano la possibilità di individuare la malattia anche 15 o 20 anni prima dell’insorgenza.
Nessuno di questi test è stato ancora validato per l’uso clinico e non sappiamo quando potranno essere effettivamente utilizzati.
E’ bene ricordare che al momento non esiste una terapia per la malattia di Alzheimer, quindi la diagnosi precoce potrebbe essere utile unicamente per favorire l’inserimento dei ‘futuri malati’ nei trial clinici, che per ora hanno come obiettivo unicamente il rallentamento dell’insorgenza della sintomatologia clinica.
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