L'obiettivo: diventare il primo Paese al mondo libero dalla malattia entro i prossimi dieci anni

SAN MARINO – “Una malattia con la C”: questo il nome della campagna di informazione partita in questi giorni a San Marino, con l’obiettivo di aiutare la popolazione a conoscere meglio e quindi prevenire l'epatite C. Promossa dalla Segreteria di Stato per la Sanità e Sicurezza Sociale, in collaborazione con l’Istituto Sicurezza Sociale, è stata realizzata da AbbVie, con il patrocinio dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e dell'associazione EpaC Onlus.

“È solo l’inizio di un percorso molto ambizioso che punta a fare di San Marino il primo Paese al mondo “epatite C free” entro i prossimi dieci anni”, ha affermato il Segretario di Stato Francesco Mussoni. “Nonostante la severità di questa patologia, sono ancora molte le persone che non sono adeguatamente informate sulla natura, l’evoluzione e i rischi di contagio dell’epatite C”.

Si tratta infatti di una patologia subdola, i cui sintomi possono richiedere anche 30 anni per manifestarsi, tanto che circa l’80% delle persone infette non sa di esserlo, poiché non percepisce alcun segnale di allarme tale da suggerire una visita specialistica e i test necessari alla diagnosi. La prima arma per prevenire e contrastarne la diffusione e le sue conseguenze è dunque l’informazione.

“San Marino libero dall’epatite C è un sogno e una speranza concreta che deve vedere coinvolti tutti gli operatori sanitari pubblici e privati e tutte le Agenzie del territorio, a partire dalle scuole. Raggiungere questo obiettivo sarà un successo di tutta la comunità e dell'Istituto Sicurezza Sociale e consentirà di restituire alla serenità, alla famiglia e alla società decine, centinaia di persone che fino ad oggi hanno convissuto con una grave malattia aspettando solo il peggio”, ha dichiarato Dario Manzaroli, Direttore delle Attività Sanitarie e Socio Sanitarie dell’ISS e responsabile del progetto.

“La gente non si rende conto di quanto sia diffusa questa infezione cronica del fegato e non sa nemmeno quando sia avvenuto il contagio, trattandosi di una malattia asintomatica per molti anni. Significativo è il dato, emerso da una recente ricerca realizzata da Doxa Pharma, che evidenzia come non conosca l’epatite C persino chi ha un parente o un conoscente malato, con tutto ciò che consegue in termini di incapacità di proteggersi dal rischio di contagio”, ha commentato Marco Marzioni, dell’Università delle Marche.

“L’assenza di sintomi evidenti è la ragione alla base della forte diffusione e del ritardo diagnostico dell’epatite C, con tutte le conseguenze legate al peggioramento complessivo della qualità di vita e delle condizioni di salute di chi ne è colpito”, ha precisato Massimo Andreoni, del Policlinico Tor Vergata di Roma. “Il dato che inquieta di più è la totale mancanza di percezione della gravità di questa patologia, che nella sua naturale evoluzione può portare a complicanze anche molto gravi, tra cui danni al fegato, cirrosi, insufficienza epatica o epatocarcinoma, tumore del fegato, fino alla morte”.

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