MILANO – I tumori testa e collo sono neoplasie rare ma insidiose: abbiamo approfondito questo tema con la dr.ssa Cristiana Bergamini, medico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, nella Struttura Complessa “Oncologia Medica 3 – Tumori Testa e Collo”, diretta dalla dott.ssa Lisa Licitra.
“Gli esiti clinici strumentali permettono di definire lo stadio del tumore”, spiega la dottoressa. “Formulato sulla scorta delle sue dimensioni e sul grado di interessamento dei tessuti circostanti, lo stadio, unitamente alla diagnosi istologica ottenuta mediante la biopsia, permette di giungere ad una corretta pianificazione terapeutica”.
Tra le possibili strategie terapeutiche la chirurgia riveste un ruolo importante, ma l’atto chirurgico è spesso integrato ad un trattamento radioterapico e/o chemioterapico adiuvante, al fine di ottenere la maggiore probabilità di guarigione.
Talvolta, in casi selezionati e in specifiche sottosedi, la radioterapia e la chemioterapia combinate possono persino sostituire la chirurgia, con conseguente possibilità di conservazione d’organo e riduzione degli esiti estetici. L’esempio classico è la conservazione della laringe mediante trattamento chemoradiante, che consente al paziente di mantenere una laringe funzionante evitando l’intervento chirurgico demolitivo, senza tuttavia compromettere le possibilità di guarigione.
“È innegabile che il perfezionamento delle tecniche chirurgiche e radioterapiche e il miglioramento dei trattamenti chemioterapici e di supporto abbiano permesso notevoli vantaggi sia dal punto di vista dell’efficacia delle cure che del risparmio di tossicità”, presisa l'oncologa.
“Ma è solo grazie a una pianificazione multidisciplinare che si può garantire un trattamento ottimale: chirurgo, radioterapista e oncologo medico devono lavorare sinergicamente al fine di ottenere un successo terapeutico completo. Arrivando infatti ad una decisione multidisciplinare condivisa, risultato del confronto di più specialisti, si offre al paziente la migliore possibilità di cura e una maggiore probabilità di guarigione”.
“La nostra casistica retrospettiva, pubblicata sulla rivista Oral Oncology, ha incluso 781 pazienti valutati in prima visita multidisciplinare all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dal 2007 al 2012”, continua la dottoressa. “Il team multidisciplinare ha richiesto accertamenti diagnostici e molecolari, altrimenti non eseguiti, in circa il 50% dei pazienti, ha modificato il piano terapeutico nel 60% dei pazienti visitati e ha persino modificato la diagnosi istologica di malattia nel 3% dei casi”.
“Ciò significa che l’approccio multidisciplinare non solo ottimizza le terapie e riduce l’incidenza degli effetti avversi delle cure, ma riduce i disagi del paziente nella fase diagnostica e assicura allo stesso una corretta terapia, con ricadute positive, oltre che personali, anche sociali, data la possibile riduzione dei costi sanitari”.
“Auspico quindi – conclude la dr.ssa Bergamini – che ai pazienti affetti da tumore testa e collo possa essere sempre offerta la valutazione di un team multidisciplinare, perché è grazie alla coordinazione di medici ad elevata expertise che si formulano diagnosi corrette e si propongono cure adeguate. Lavorare tutti insieme è un’opportunità imperdibile che abbiamo di prendere parte alla battaglia contro il cancro”.
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