In 251 pazienti, la sopravvivenza media è stata di 13,3 anni contro i 7,8 di chi aveva ricevuto la sola radioterapia

ROCHESTER (U.S.A.) – I gliomi di grado 2 si verificano più comunemente nei giovani adulti e causano progressivo deterioramento neurologico e morte prematura. I primi risultati di uno studio americano e canadese hanno mostrato che il trattamento con procarbazina, lomustina (chiamata anche CCNU) e vincristina dopo la radioterapia al momento della diagnosi iniziale ha comportato una maggiore sopravvivenza libera da progressione, ma non una maggiore sopravvivenza globale, rispetto alla sola radioterapia.

Ora, sul New England Journal of Medicine, sono stati riportati i risultati a lungo termine della ricerca. Sono stati inclusi pazienti di età inferiore ai 40 anni con astrocitoma di grado 2, oligoastrocitoma o oligodendroglioma e che avevano subito una resezione subtotale o biopsia, oppure di età superiore ai 40 anni e che avevano subito la biopsia o la resezione del tumore.

I pazienti sono stati stratificati in base all'età, ai reperti istologici, al punteggio nella scala di Karnofsky e alla presenza o assenza di aumento del contrasto sulle immagini preoperatorie. Sono poi stati assegnati in modo casuale alla sola radioterapia o alla radioterapia seguita da sei cicli di chemioterapia di combinazione.

Un totale di 251 pazienti idonei sono stati arruolati dal 1998 al 2002. Il follow-up medio è stato di 11,9 anni, e il 55% dei pazienti sono deceduti. Quelli che avevano ricevuto radioterapia e chemioterapia hanno avuto una sopravvivenza globale media più lunga rispetto a quelli che avevano ricevuto la sola radioterapia (13,3 contro 7,8 anni).

Il tasso di sopravvivenza libera da progressione a 10 anni è stata del 51% nel gruppo che ha ricevuto radioterapia e chemioterapia contro il 21% nel gruppo che ha ricevuto la sola radioterapia; i tassi corrispondenti di sopravvivenza globale a 10 anni sono stati il 60% e il 40%. Un modello di Cox ha identificato la radioterapia più chemioterapia e i reperti istologici di oligodendroglioma come variabili prognostiche favorevoli sia per la sopravvivenza libera da progressione che per quella globale.

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