Studio inglese spiega il meccanismo della malattia e apre la strada a nuovi obiettivi terapeutici
Non basta la mutazione di un solo gene per far sì che un individuo sviluppi la leucemia mieloide acuta, una forma di tumore del sangue rara, che può attecchire anche nel giro di pochi giorni e che, nonostante la presenza di alcune terapie, è caratterizzata da bassa sopravvivenza: circa il 70 per cento degli adulti non arriva a 5 anni dalla diagnosi. A far sì, invece, che le cellule normali si trasformino in cellule leucemiche sarebbe un processo complesso, in cui sono coinvolte tre diverse fasi e tre diversi gruppi di geni. A dimostrarlo è uno studio inglese, appena pubblicato su Nature Genetics, condotto presso il Wellcome Trust Sanger Institute su topi geneticamente modificati e con procedimenti di genetica innovativi. Il risultato è che, oltre a confermare il ruolo chiave alla base del processo canceroso della mutazione del gene NPM1, già nota, per lo sviluppo delle leucemia mieloide acuta serve la collaborazione di altri due gruppi di mutazioni che vanno a interagire affinché il cancro si sviluppi e diffonda. Mentre la mutazione NPM1 va a stimolare la crescita delle cellule mieloidi, il secondo gruppo di geni controlla il modo in cui le cellule proliferano e il terzo gruppo orchestra l'attività genetica nelle cellule.
I ricercatori, guidati dal prof. George Vassiliou, ematologo del Wellcome Trust Sanger Institute, sono dunque riusciti a tracciare il processo che guida il processo del cancro: proprio l’identificazione di questi distinti processi potrebbe costituire uno specifico target terapeutico per lo sviluppo dei prossimi trattamenti. La scienza, cioè, potrebbe scegliere di colpire uno di questi tre processi spezzando la catena che fa evolvere.
"Abbiamo utilizzato un sistema di perturbazione del gene targeting per poter osservare come la malattia di sviluppa nei topi – spiega Vassiliu - e abbiamo trovato quali sono i passaggi critici che avvengono quando si sviluppa il cancro. Identificare questi processi biologici significa che possiamo cercare nuovi farmaci per invertire il processo leucemico”.
Lo studio è dunque cominciati su topi geneticamente modificati nei quali era possibile accendere la mutazione del gene NPM1. Quando questo veniva accesso il team notava che le cellule normali del sangue nell’animale mostravano un aumento della capacità di rinnovarsi e andavano a stimolare la crescita delle cellule mieloidi. E’ appunto questo il processo che sta alla base dello sviluppo di questo tipo di cancro anche negli uomini.
Tuttavia, il team ha scoperto che, nonostante avvenisse questo processo, solo tre topi su dieci hanno sviluppato la leucemia e questo solo dopo un lungo periodo di tempo. Questo starebbe a suggerire che la mutazione NPM1 può effettivamente avviare il processo leucemico ma non basta da sola a guidare verso il cancro. Così i ricercatori hanno cercato di individuare quali altri processi potessero interagire per portare all’aggressiva leucemia mieloide acuta usando sui topi una tecnica chiamata 'mutagenesi inserzionale', un processo in cui un inserto di un DNA estraneo viene inserito nel genoma del topo. Utilizzando questa tecnica i ricercatori hanno potuto accelerare lo sviluppo di tumori dovuto a tutta una serie di mutazioni casuali. Quando in questo modo si va a colpire un gene che guida il cancro si sviluppa il tumore. Applicando la tecnica ai topi che avevano già la mutazione NPM1 è dunque andata alla ricerca dei geni supplementari che lavorano insieme a questa mutazione per promuovere lo sviluppo del cancro. La ricerca ha dato il risultato atteso visto che con questo metodo più di 4 topi su 5 hanno sviluppato rapidamente la malattia ed è così stato possibile anche individuare i tre processi distinti.
"Questi risultati - dice Allan Bradley, dal Sanger Institute, anche lui tra gli autori dello studio - danno una visione molto più chiara di come questo difficile cancro si sviluppa e si propaga. I nostri studi sui topi, condotti usando nuovi metodi per alterare i geni, vanno ad integrare il lavoro della genomica del cancro umano. Insieme possiamo dare più rapidamente un quadro del contesto biologico e trovare le modifiche genetiche possono causare la malattia.
I ricercatori potranno ora guardare più in dettaglio i processi individuati e dividerli in gruppi complementari, un primo passo fondamentale per lo sviluppo di efficaci farmaci anti-cancro.
"Le due principali opzioni terapeutiche per la leucemia mieloide acuta sono rimasti immutate per più di 20 anni – dice il prof Brian Huntly dell'Università di Cambridge - Sebbene la nostra capacità di utilizzare al meglio gli agenti esistenti ha portato a modesti miglioramenti nella sopravvivenza del paziente, abbiamo un disperato bisogno di nuovi trattamenti per combattere questa malattia e per fare questo conta molto la comprensione dei processi biologici alla base dello sviluppo della leucemia. Questa nuova ricerca dà una speranza per la ricerca di nuovi trattamenti per combattere questa malattia devastante."
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