La leucemia linfatica cronica é una patologia caratterizzata dall’aumento continuo di particolari globuli bianchi (i linfociti) nel sangue, nel midollo osseo, nei linfonodi e nella milza. La leucemia linfatica cronica é la leucemia più comune tra la popolazione adulta dei Paesi occidentali, dove rappresenta il 25-30 per cento di tutte le leucemie. Colpisce più gli uomini delle donne, con un rapporto di circa 1.5-2:1. Il tasso di incidenza annua è di circa 2-6 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. La cifra aumenta con l’età, sino a raggiungere 12.8 casi su 100.000 abitanti all'anno all’età media della diagnosi, ossia 65 anni. La leucemia linfatica cronica a cellule B è considerata un tumore raro.

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BERLINO (GERMANIA) – La leucemia linfatica cronica (LLC) è tra le leucemie più frequenti che interessano gli adulti nei paesi occidentali. Di solito si verifica nei pazienti più anziani, non provoca alcun sintomo per lungo tempo ed è spesso scoperta solo per caso. Nonostante il trattamento, si verificano frequentemente recidive: un gruppo di immunologi ed ematologi tedeschi ora ha scoperto il perché.
In un modello murino da loro sviluppato, i ricercatori hanno dimostrato che l’interferenza fra le cellule tumorali e un gruppo di cellule stromali nella milza è cruciale per la crescita del cancro. Allo stesso tempo – come riportato dalla rivista (Cancer Discovery) – sono stati in grado di bloccare l’ingresso delle cellule tumorali nella milza e la loro proliferazione.

Durante il congresso dell’American Society of Hematology (ASH), tenutosi a San Francisco dal 6 al 9 dicembre scorsi, sono stati presentati i risultati di uno studio di fase II secondo cui il farmaco Idelalisib in monoterapia mostrerebbe un’interessante attività anticancerosa in pazienti anziani affetti da leucemia linfatica cronica o piccolo linfoma linfocitico, naïve al trattamento.
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Secondo una notizia riportata da PharmaTimes, i pazienti affetti da Leucemia Linfatica Cronica (CLL) e Linfoma Follicolare (FL) hanno ottenuto l'accesso ad una nuova opzione di trattamento (in Europa) grazie all'approvazione del farmaco Zydelig (idelalisib) di produzione Gilead.
Relativamente alla leucemia linfatica cronica, il farmaco può essere utilizzato in associazione a Rituxan (rituximab) in pazienti che sono stati precedentemente sottoposti ad almeno una terapia. E’ stato inoltre approvato per l’uso in prima linea dei pazienti che mostrano una delezione del 17p o mutazioni TP53 e che non sono adatti a sottoporsi ad una chemio-immunoterapia.

Ibrutinib è un farmaco, sviluppato da Johnson & Johnson e dalla biotech Pharmacyclics, che appartiene alla categoria degli inibitori della tirosin-chinasi di Bruton (BTK).

Il Cjhmp dell’Ema ha dato parere positivo per ibrutinib per il trattamento dei pazienti con leucemia linfatica cronica (LLC) pretrattati con almeno una terapia e per il trattamento dei pazienti con linfoma a cellule mantellari.

Uno studio di fase II, pubblicato dal Journal of Clinical Oncology ad opera del Chronic Lymphocytic Leukemia Research Consortium, mostra che la combinazione di enalidomide e rituximab, farmaci non chemioterapici per il trattamento iniziale della leucemia linfatica cronica,  funziona ma non sembra migliorare i risultati ottenuti con i regimi standard, che comprendono la chemioterapia.

Secondo uno studio pubblicato recentemente su New England Journal of Medicine il farmaco ibrutinib sembrerebbe essere significativamente superiore a ofatumumab nella terapia di seconda linea rivolta a pazienti affetti da forme recidive di Leucemia Linfatica Cronica (LLC) o del Piccolo Linfoma Linfocitico (SLL).
I dati arrivano dallo studio RESONATE, un trial multicentrico di fase III di confronto testa a testa dei due farmaci.

Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (Committee for Medicinal Products for Human Use, CHMP) ha dato parere positivo all’approvazione di obinutuzumab in combinazione con clorambucile per il trattamento di pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC) mai trattati precedentemente.
Il farmaco, realizzato da Roche, è un anticorpo monoclonale anti-CD20 di seconda generazione, umanizzato e glicoingegnerizzato, che agisce legandosi selettivamente e con alta affinità alla proteina CD20 presente sulla superficie dei linfociti B, attivandoli e aumentando  la citotossicità cellulo-mediata.

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