Un nuovo strumento diagnostico non invasivo potrebbe consentire di individuare questo tumore mortale prevenendo l'insorgenza di metastasi

Negli Stati Uniti, un team di ricercatori dello University of Texas MD Anderson Cancer Center ritiene di aver scoperto un metodo che permette di rilevare la presenza del tumore al pancreas anche quando la malattia si trova in una fase iniziale di sviluppo, prima che si diffonda ad altri organi e diventi troppo difficile da trattare. I risultati di questo studio, pubblicati di recente sulla rivista Nature, sembrano fornire un'opportunità senza precedenti per la diagnosi precoce di questo tipo di cancro e per la tempestiva progettazione di potenziali opzioni chirurgiche curative.

Il cancro al pancreas, che in Europa rappresenta uno dei 10 tumori più diffusi, viene comunemente definito il 'grande killer' o la 'malattia silente', definizioni che testimoniano quanto questa forma di neoplasia sia insidiosa e letale. I tumori maligni del pancreas sono suddivisi in due gruppi principali sulla base del tipo di cellule (esocrine o endocrine) interessate dalla degenerazione tumorale. La duplice distinzione tra neoplasie della componente esocrina e neoplasie della componente endocrina è molto importante, perché le due tipologie differiscono per fattori di rischio, cause, sintomi, esami diagnostici, trattamenti e prognosi.

Le neoplasie della componente esocrina costituiscono la forma più comune di cancro pancreatico e, nel 95% dei casi, sono rappresentate da adenocarcinomi che interessano le cellule dei dotti del  pancreas (adenocarcinoma duttale) o quelle responsabili della produzione degli enzimi pancreatici (carcinoma a cellule acinose).

Le neoplasie della componente endocrina sono patologie abbastanza rare e vengono generalmente definite come tumori insulari o tumori neuroendocrini (NET). Ognuno di questi prende il proprio nome dal tipo di ormone che è prodotto dalle cellule coinvolte nella degenerazione neoplastica (ad esempio, il termine insulinoma deriva dall'ormone insulina).

A causa di evidenti sintomi specifici, il cancro pancreatico è difficile da identificare e la diagnosi è spesso fatta in ritardo nel corso della patologia, ovvero durante le fasi successive all'insorgenza di metastasi. L’alto tasso di mortalità di questo tipo di tumore è essenzialmente legato all'elevata incidenza di malattia metastatica nel momento in cui il cancro viene individuato. Secondo le stime, l'indice di sopravvivenza dei pazienti, a cinque anni di distanza dalla diagnosi, è intorno al 5-7%.

Lo studio condotto dagli scienziati dell'MD Anderson Cancer Center sembra fornire la possibilità di riconoscere il cancro del pancreas nella sua fase pre-invasiva, fattore che, attualmente, rappresenta l’unica premessa valida per poter sperare di curare la malattia. I ricercatori avrebbero individuato, all'interno della circolazione sanguigna dei pazienti affetti da cancro pancreatico, la presenza di particolari corpuscoli, chiamati esosomi, prodotti a seguito dell'attività tumorale.

Gli esosomi sono piccole particelle, di dimensioni simili a quelle dei virus, che vengono rilasciate dalle cellule tumorali e che contengono DNA, RNA e proteine. Gli scienziati, analizzando piccole quantità di siero estratte da circa 250 pazienti con cancro al pancreas, hanno scoperto elevati livelli di uno specifico tipo di esosomi ricchi della proteina GPC1. Il risultato più importante emerso dallo studio consiste nel fatto che è stato possibile rilevare questi esosomi, denominati 'GPC1+ crExos', con assoluta specificità e sensibilità, riuscendo a distinguere i soggetti sani e gli individui affetti da malattia pancreatica benigna dai pazienti con carcinoma del pancreas in fase precoce o avanzata.

Secondo i ricercatori, un test dei livelli di GPC1+ crExos, impiegato in combinazione con esami di risonanza magnetica e tomografia computerizzata, potrebbe diventare un prezioso strumento di rilevamento e monitoraggio del carcinoma pancreatico, potenzialmente in grado di garantire una diagnosi precoce della malattia e, di conseguenza, una tempestiva terapia chirurgica.

Inoltre, l'analisi degli esosomi sembra rappresentare una strategia di screening più affidabile rispetto al marcatore tumorale 'CA 19-9', che viene comunemente usato ma che spesso si traduce in riscontri falsi negativi e falsi positivi.

Infine, in base a quanto affermato dal dott. Raghu Kalluri, principale investigatore dello studio, un ulteriore vantaggio degli esosomi consiste nel fatto che possono essere isolati anche da campioni di sangue congelati. In questo modo è possibile, anche dopo diversi anni di conservazione, analizzare il contenuto degli esosomi per ottenere specifiche informazioni genetiche e biologiche sul cancro.

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