CATANIA – Il trattamento combinato in vitro di cetuximab e trastuzumab ha dimostrato di inibire la crescita delle cellule tumorali del colon-retto. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Cell Proliferation da parte di un gruppo di lavoro (T. Luca et al.) proveniente da diversi centri ospedalieri e universitari di Catania. Nei Paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno per incidenza e mortalità nella donna (dopo quello della mammella) e il terzo nell’uomo (dopo quello del polmone e della prostata).

 

La terapia con questi due anticorpi monoclonali è accettata da anni per diversi tipi di neoplasie: il trastuzumab è stato approvato dall’FDA nel 1998 per il trattamento del cancro alla mammella, mentre il cetuximab è stato approvato nel 2004 per il trattamento del tumore al colon-retto.

La ricerca è partita dalla considerazione che l’iperespressione dei recettori del fattore di crescita epidermico (EGFR) è coinvolta nella formazione dei tumori umani. Con l’obiettivo di sviluppare nuovi approcci nella terapia del cancro al colon-retto, il gruppo ha studiato gli effetti sull’inibizione dell’EGFR e del recettore HER-2 in linee di cellule tumorali del colon con l’utilizzo di cetuximab e trastuzumab.

Questo recettore, finora coinvolto prevalentemente nel cancro della mammella, è responsabile anche di una piccola percentuale di forme di cancro del colon-retto resistenti alle altre terapie. Contro l’HER-2 mutato esistono già alcuni farmaci biologici (fra i quali appunto il trastuzumab, il lapatinib e altri) che sono in corso di sperimentazione con risultati molto promettenti. La ricerca ha studiato diversi effetti del trattamento combinato di cetuximab e trastuzumab sulla crescita delle cellule: la distribuzione del ciclo cellulare, l’induzione di apoptosi (un meccanismo di morte cellulare programmata) e i cambiamenti nell’espressione dell’RNA messaggero di EGFR e HER-2.

Il trattamento non ha comportato alcun effetto in una delle tre linee cellulari. Nelle altre due, invece, è stata riscontrata l’inibizione della proliferazione cellulare, in un modo dipendente dal tempo e dalla dose. Sono state osservate differenze fra la sensibilità al cetuximab e quella al trastuzumab. La terapia ha indotto cambiamenti specifici nella distribuzione del ciclo cellulare in entrambe le linee di cellule colpite, mentre l’apoptosi non è aumentata. L’analisi di ibridazione fluorescente in situ ha rivelato inoltre un numero anomalo di copie in due geni, derivante da aneuploidia (una variazione nel numero dei cromosomi).

Colpire l’EGFR e l’HER-2 contemporaneamente, in conclusione, potrebbe avere applicazioni utili nel trattamento del cancro colorettale. Ad ogni modo, per migliorare l’efficacia farmacologica della combinazione di cetuximab e trastuzumab, i meccanismi molecolari coinvolti nella loro attività hanno bisogno di essere ulteriormente chiariti.

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