Un team di ricercatori statunitensi della Mayo Clinic (Arizona) e del Banner Sun Health Research Institute hanno sperimentato un innovativo test diagnostico per la malattia di Parkinson (PD) basato sull'esame di una piccola porzione di tessuto estratto dalla ghiandola sottomandibolare di un individuo. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Movement Disorders, sembrano dimostrare che questo procedimento consenta di identificare la patologia in modo precoce.

Gli scienziati americani hanno messo a punto una nuova procedura diagnostica definita 'biopsia transcutanea della ghiandola sottomandibolare'. Il metodo elaborato prevede l'inserimento di un ago all'interno di questa ghiandola salivare per ottenerne un frammento di tessuto, il quale viene poi esaminato per rilevare la presenza di alfa-sinucleina fosforilata, un particolare tipo di proteina che, nel caso di disturbi neurologici come il morbo di Parkinson, si accumula sotto forma di aggregati insolubili.

Nello studio sono stati coinvolti 25 individui affetti da PD in stadio precoce (ossia con patologia presente da meno di 5 anni) e 10 soggetti sani di controllo. Dato che in 6 malati non è stato possibile estrarre una porzione di tessuto ghiandolare sufficiente per le analisi, il test ha permesso di rilevare la malattia di Parkinson in 14 dei 19 pazienti su cui è stato portato a termine.

In uno studio precedente, questo tipo di biopsia aveva consentito di identificare la patologia in 9 dei 12 soggetti arruolati, che risultavano affetti da PD in stadio avanzato. I ricercatori sono convinti che la procedura rappresenti un test diagnostico per la malattia di Parkinson molto più accurato di quelli finora disponibili.

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