La malattia di Parkinson, scoperta agli inizi del 1800 da James Parkinson, venne chiamata per oltre un secolo “paralisi agitante” e anche “morbo di Parkinson”. Colpisce in modo indistinto i due sessi e può esordire a qualsiasi età, anche se, in prevalenza, i sintomi si riscontrano in pazienti sopra i 60 anni, raramente in pazienti sopra i 40 e in casi rarissimi in persone più giovani. Si tratta di un disturbo che colpisce il sistema nervoso centrale; il sintomo generalmente più evidente è il tremore, ma non basta questo per stabilire la diagnosi. Altri sintomi possono essere rigidità, lentezza nei movimenti, debolezza, problemi di equilibrio e postura ricurva.
Il codice di esenzione della malattia di Parkinson è 038 (Malattie croniche – Morbo di Parkinson e altre malattie extrapiramidali).

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Testate su 155 pazienti paroxetina e velafaxina, lo studio è pubblicato su Neurology

Alcuni farmaci antidepressivi sono efficaci nelle persone con malattia di Parkinson e non peggiorano i loro problemi motori, secondo uno studio pubblicato su Neurology da un team del University of Rochester Medical Center di New York (Usa), coordinati da Irene H. Richard. I medicinali testati sono paroxetina, un antidepressivo della classe degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, e la venlafaxina a rilascio prolungato, un inibitore del reuptake della noradrenalina e della serotonina.

Il farmaco sperimentale deve ancora affrontare la sperimentazione di fase III

Una buona notizia per quanti sono affetti da malattia di Parkinson. Safinamide, un farmaco sperimentale potenzialmente in grado di arrestare la malatta, sarà finanziato per 20 milioni di euro da Zambon farmaceutici. La multinazionale ha stretto un accordo con l'italiana Newron per completare lo sviluppo clinico del farmaco e inoltrare le domande per la commercializzazione in Europa e negli USA.

Lo studio è stato appena pubblicato sull' American Journal of Human Genetics

Individuata a Siena nuova forma del morbo di Parkinson. Lo studio, realizzato dal gruppo del professor Antonio Federico, direttore U.O.C. Clinica Neurologica e Malattie Neurometaboliche del policlinico Santa Maria alle Scotte, in collaborazione con specialisti dell’Università di Rotterdam, ha individuato una nuova forma di morbo di Parkinson genetico, determinata dalla presenza di un eccesso di manganese nell’organismo.

La presenza di demenza corrisponde a una mortalità precoce, necessaria la prevenzione

Sembra che popolazione e fattori clinici siano associati con la sopravvivenza dei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson. Secondo un rapporto pubblicato sugli  Archives of Neurology, nonostante la patologia neurodegenerativa colpisca prevalentemente le persone anziane, ci sono dei dati contrastanti su tassi di sopravvivenza di questa malattia cronica.
Il team di ricerca di Allison W. Willis, MD, della Washington University School of Medicine, St. Louis,  ha condotto uno studio nazionale di coorte retrospettivo coinvolgendo  138.000 pazienti con la malattia di Parkinson che sono stati monitorati per sei anni. Secondo i ricercatori il sesso, la razza e la presenza di demenza predicono in modo significativo la sopravvivenza.

Grazie alle segnalazioni delle associazioni di pazienti l'azienda produttrice ha ridotto il prezzo di vendita

Costerà il 30 per cento in meno, per i malati di Hiv e Parkinson, l'integratore alla papaya fermentata (fpp), in vendita in Italia dal 2004 e assunto da molti pazienti in combinazione con le terapie farmacologiche standard.

Lo sconto scatterà dall'1 marzo per tutti i malati che presenteranno l'attestazione della asl della patologia. Ne hanno dato notizia Ubaldo Bonuccelli, noto neurologo ed ex presidente della Lega italiana per la lotta contro il Parkison, e da Fabio Canova della Named, l'azienda distributrice .

La relazione sonno – Malattia di Parkinson è complessa per le reciproche influenze spesso negative fra queste due condizioni. Varie indagini suggeriscono che disturbi del sonno sono presenti in almeno il 60-90 per cento dei parkinsoniani. La riduzione della mobilità e la rigidità sono i problemi che maggiormente condizionano addormentamento e risvegli frequenti, mentre un effetto positivo è il beneficio del sonno sulla sintomatologia. Questo fenomeno, ben noto da molti anni, è stato solo recentemente studiato ed è risultato presente al risveglio nel 10-20 per cento dei pazienti con una storia di malattia non molto lunga. Inevitabilmente un sonno notturno non soddisfacente e frammentato determina sonnolenza diurna, che in qualche caso può essere accentuata dalla terapia dopaminergica: levodopa e dopaminoagonisti possono avere effetti variabili sul sonno notturno inducendo insonnia all’inizio della malattia e migliorando la qualità del sonno nelle fasi più avanzate, ma possono anche provocare sonnolenza diurna.

I cibi proteici interferiscono infatti con l’efficacia del farmaco.
Ma fare attenzione all’alimentazione è fondamentale in tutto il periodo della malattia

Nella malattia di Parkinson una corretta alimentazione influisce positivamente sull’efficacia della terapia farmacologica e sullo stato di salute generale. La composizione ideale della dieta bilanciata dovrebbe essere la seguente: la maggior parte dell’energia (55-58 per cento) dovrebbe provenire dai carboidrati (cereali e loro derivati, patate), una quota del 25-30 per cento dai grassi e il 12-15 per cento dalle proteine. Non esiste in assoluto un cibo che “fa male” o uno che “fa bene”, bisogna quindi assaggiare sempre gli alimenti nuovi, e variare i modi di cottura e di preparazione dei piatti. Di questo argomento si è parlato molto nel corso della Giornata nazionale del Parkinson organizzata da Limpe e Dismov – Sin lo scorso 26 novembre.

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