Le malattie croniche sono patologie che presentano sintomi costanti nel tempo e per le quali le terapie non sono quasi mai risolutive.
L'incidenza di queste patologie, che possono essere di origini molto diverse, è molto alta. Le malattie croniche rappresentano circa l'80 per cento del carico di malattia dei sistemi sanitari nazionali europei.

Tutelare la dignità del malato inguaribile e dei suoi familiari, rispondendo a necessità non solo mediche, ma anche di relazione, solidarietà e inclusione: è questo l’obiettivo delle cure palliative. Una necessità che non riguarda soltanto i malati oncologici, ma anche chi è colpito da una malattia degenerativa come l’Alzheimer, che attacca progressivamente le cellule cerebrali provocando quell’insieme di sintomi che va sotto il nome di “demenza”. Il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione, infatti, creano necessità non esclusivamente sanitarie e impongono un ruolo chiave alla famiglia nell’assistenza quotidiana.

La sclerosi multipla potrebbe avere una causa genetica ben definita: a dimostrarlo una ricerca effettuata da un gruppo di genetisti delle Università di Vancouver e del British Columbia e pubblicata di recente sulla rivista Neuron.
I ricercatori hanno infatti individuato una specifica mutazione a carico di un gene chiamato NR1H3 che causa la perdita di funzione del suo prodotto genico, la proteina LXRA. Questa molecola proteica controlla i livelli di espressione di diversi geni coinvolti nell'omeostasi dei lipidi, nei processi infiammatori e immunitari. Tale mutazione sarebbe presente solo in un malato di sclerosi multipla su 1.000, ma i ricercatori hanno osservato che anche altre varianti comuni dello stesso gene rappresentano un fattore di rischio per la forma progressiva della patologia.

Nella malattia di Alzheimer (AD), placche di proteina beta-amiloide si accumulano nel cervello, danneggiando progressivamente le connessioni neuronali. Un team di ricercatori statunitensi della University of California San Diego School of Medicine e dell'Harvard Medical School, ha scoperto come l'attività di un particolare enzima, denominato protein-chinasi C alfa (PKC-alfa), risulti essere fortemente connessa al processo neurodegenerativo che caratterizza la patologia. I risultati dello studio, pubblicati di recente sulla rivista Science Signaling, sembrano indicare in questo enzima un nuovo potenziale obiettivo terapeutico per l'AD.

Milano – La casa farmaceutica italiana Zambon, insieme alla sua partner Newron Pharmaceuticals, ha annunciato che il farmaco Xadago® (safinamide) sarà ora disponibile anche per i pazienti con malattia di Parkinson (PD) del Regno Unito. La terapia potrà essere impiegata in aggiunta ad un dosaggio stabile di levodopa (L-dopa) utilizzato da solo o in combinazione con altri medicinali per il Parkinson.

La FDA ha approvato la terapia con questo ormone ricombinante, ma occorrono nuovi studi per valutarne la sicurezza a lungo termine

BOSTON (U.S.A.) – La leptina è un ormone secreto dagli adipociti che regola il metabolismo energetico sia tramite un'azione periferica sulla sintesi e l'utilizzo del glucosio, sia attraverso la regolazione centrale sull'assunzione del cibo. I pazienti con ridotta quantità di grassi nel loro tessuto adiposo (lipoatrofia) avranno bassi livelli di leptina, e gli stati ipoleptinemici vengono associati a una varietà di disfunzioni metaboliche.
Pronunciate complicazioni di insulino-resistenza, dislipidemia e fegato grasso sono state osservate nei pazienti affetti da lipodistrofia generalizzata congenita o acquisita , mentre anomalie un po' meno gravi sono associate al virus dell'immunodeficienza umana (HIV) e all'uso della terapia antiretrovirale altamente attiva, la cosiddetta lipodistrofia HIV-associata.

Al termine del simposio Societal Impact of Pain 2016 (SIP), svoltosi al Parlamento Europeo dal 23 al 24 maggio, sono state formalizzate 8 raccomandazioni di prossima pubblicazione, rivolte all’Unione e ai Governi nazionali, destinate a cambiare radicalmente la cura del dolore e il suo impatto sulla società. Si tratta di raccomandazioni che arrivano dalla massima rappresentanza continentale di medici, specialisti e pazienti attivi a livello europeo nella lotta al dolore.

MILANO – La società italiana Zambon e la sua partner Newron Pharmaceuticals hanno annunciato il lancio del farmaco Xadago® (safinamide) in Danimarca e in Svezia per il trattamento di pazienti con malattia di Parkinson (PD) in stadio moderato o avanzato. Xadago® sarà reso disponibile come terapia aggiuntiva ad un dosaggio stabile di levodopa (L-dopa) utilizzato da solo o in combinazione con altri medicinali per il Parkinson.

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