In Italia, ogni anno, un neonato su 150 presenta un'infezione da citomegalovirus, circa 300 nascono con la toxoplasmosi. Fondamentale una diagnosi precoce
Le infezioni che si trasmettono dalla madre al feto durante la gravidanza, il parto o l’allattamento rappresentano ancora oggi una minaccia sottovalutata. Toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, sifilide e altri patogeni, inclusi nell’acronimo “TORCH”, possono causare gravi danni al nascituro, tra cui sordità, cecità e ritardi nello sviluppo.
Per rispondere a questa emergenza silenziosa, nei giorni scorsi si è tenuto al Senato il convegno “La complessità delle Infezioni materno-fetali e il ruolo cruciale della diagnostica nella gestione delle infezioni TORCH”, promosso dal Senatore Guido Quintino Liris, con il supporto dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI), Cittadinanzattiva, Diasorin e Federchimica Assobiotec. L’evento ha segnato l’avvio di un network nazionale volto a rafforzare le campagne di screening e prevenzione, garantendo un accesso equo e tempestivo a diagnosi e terapie.
“La prevenzione è la soluzione a tante problematiche della Sanità”, ha sottolineato il Sen. Guido Quintino Liris, Membro della 5ª Commissione Bilancio. “In un SSN che può avvalersi di tecnologie, medicina personalizzata e ricerca avanzata, la prevenzione e la diagnosi precoce rappresentano la chiave di volta della sostenibilità. L’ambito prenatale costituisce uno degli elementi più complessi ma anche rilevanti della prevenzione: un intervento durante la gravidanza può fare la differenza in termini di qualità di vita, sia per la donna sia per il nascituro. Inoltre, in un contesto in cui le nascite sono sempre meno, è fondamentale evitare complicazioni”.
DATI DI SIEROPREVALENZA: IN CALO LE DIFESE IMMUNITARIE
Uno studio condotto da AMCLI – in attesa di pubblicazione sulla rivista Eurosurveillance – ha rilevato una diminuzione della sieroprevalenza per citomegalovirus (CMV) e toxoplasma gondii tra le donne italiane in età fertile, confermando un trend osservato anche in altri Paesi europei. I dati mostrano una sieroprevalenza del 10% per la toxoplasmosi, del 59% per il CMV, e dell’86% per la rosolia, grazie anche all’obbligo vaccinale pediatrico. Tuttavia, per le donne straniere residenti in Italia il rischio resta più elevato, con valori di sieroprevalenza per CMV fino al 93%.
CITOMEGALOVIRUS: UNA DELLE PRINCIPALI MINACCE PRENATALI
Ogni anno in Italia si registrano circa 13mila infezioni primarie da CMV nelle donne in gravidanza. Un neonato su 150 nasce con questa infezione, che può provocare sordità, ritardi nello sviluppo neuropsicomotorio e, in casi gravi, paralisi cerebrale.
“Il Citomegalovirus rappresenta la principale causa di infezione congenita nei Paesi ad alto reddito”, ha spiegato la Prof.ssa Tiziana Lazzarotto, Professoressa Ordinaria di Microbiologia e Microbiologia Clinica all’Università di Bologna e Direttore Scientifico di AMCLI. “Grazie alle nuove Linee Guida dell’ISS e al recepimento nei LEA, ora possiamo identificare precocemente le gestanti a rischio e intervenire tempestivamente con farmaci privi di effetti collaterali per madre e bambino. Monitorare lo stato sierologico dal concepimento fino alla metà della gravidanza è essenziale per proteggere il nascituro: il rischio neurologico è direttamente correlato all’epoca di infezione, specie nel primo trimestre”.
Dal 2023 lo screening sierologico per CMV in gravidanza è raccomandato dalle Linee Guida della gravidanza fisiologica e sarà incluso nei LEA entro il 2025. La terapia antivirale per prevenire la trasmissione materno-fetale è gratuita già dal 2020 grazie ad AIFA, ma persistono disomogeneità nell’applicazione dello screening a livello regionale.
TOXOPLASMOSI: ASINTOMATICA MA PERICOLOSA
La toxoplasmosi contratta per la prima volta in gravidanza può portare ad aborto spontaneo, idrocefalia, calcificazioni cerebrali e corioretinite. Le vie principali di trasmissione sono il consumo di carne cruda o poco cotta, insaccati, contatto con feci di gatto o con terreno contaminato.
“Poiché oltre il 90% delle future mamme con toxoplasmosi sono asintomatiche, è cruciale conoscere già dall’inizio della gravidanza il loro stato sierologico: igiene delle mani, dieta corretta e farmaci mirati secondo prescrizione medica in caso di infezione fetale sono le armi migliori”, sottolinea il Prof. Marcello Lanari, Professore Ordinario di Pediatria generale e specialistica, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Direttore UOC di Pediatria, IRCCS AOU di Bologna. “È fondamentale che le donne conoscano il proprio stato sierologico per tutte le infezioni TORCH, già dall’inizio della gravidanza o meglio ancora quando la si pianifichi, al fine di adottare misure igienico-alimentari e terapie mirate per tutelare da subito il nascituro, in considerazione del fatto che il rischio maggiore di coinvolgimento fetale è nel primo e secondo trimestre. Lo screening, nei tempi opportuni per tutte le infezioni del gruppo TORCH, è strategico proprio per identificare e gestire al meglio e tempestivamente queste patologie con una possibile prognosi infausta”.
VERSO UNA STRATEGIA NAZIONALE
L’appuntamento “La complessità delle Infezioni materno-fetali e il ruolo cruciale della diagnostica nella gestione delle infezioni TORCH” ha rappresentato la prima tappa che tratta di Infezioni Materno Fetali di un ciclo che interviene anche sull’antibiotico-resistenza e sulla tubercolosi latente. In questa occasione, istituzioni, società scientifiche, società civile e imprese hanno lanciato un network per unire le forze e garantire accesso universale agli screening e alle terapie preventive.
L’incontro, moderato dalla giornalista medico-scientifica Silvia Bencivelli, ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti istituzionali, del mondo scientifico, dell’industria e delle associazioni civiche, tra cui: il Sen. Francesco Zaffini, il Prof. Guido Rasi, il Prof. Rocco Bellantone, il Dott. Eugenio Di Brino, la Dott.ssa Elsa Viora, il Prof. Americo Cicchetti, il Dott. Riccardo Palmisano, il Dott. Giorgio Ghignoni, la Prof.ssa Tiziana Lazzarotto e la Dott.ssa Francesca Moccia. L’obiettivo condiviso è uno solo: rendere la prevenzione materno-infantile un pilastro strutturato del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
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