Un recente studio pubblicato su Advances in Therapy ha rimarcato l'evidenza del beneficio terapeutico dell'uso del pirfenidone nei pazienti effetti da IPF, nell'ambito della pratica clinica 'real-world', quindi al di fuori delle sperimentazioni cliniche.
Lo studio, intitolato “Early Experience of Pirfenidone in Daily Clinical Practice in Belgium and The Netherlands: a Retrospective Cohort Analysis", è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell'Ospedale Universitario di Rotterdam e del Centro Medico Universitario di Utrecht, in Olanda, insieme all'Ospedale universitario di Leuvem, in Belgio.
L’utilizzo del pirfenidone è stato approvato dall’EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) nel 2011, mentre negli USA è stato approvato nel 2014. Il farmaco ha già dimostrato, un recente studio clinico di fase 3 (ASCEND), di ridurre la progressione di questa patologia gravemente disabilitante, di ridurre il declino polmonare e la mortalità in questi pazienti.
Lo studio di nuova pubblicazione ha analizzato i risultati della terapia di 63 pazienti, afferenti ai tre centri clinici partecipanti, dall’aprile 2011 all’ottobre 2013.
Particolare attenzione è stata posta alla misurazione della funzionalità polmonare prima e dopo il trattamento, compreso il parametro della capacità vitale forzata, FVC. Per questo parametro è stata fornita una definizione di ‘declino della funzionalità polmonare’ quando la riduzione della FCV sia maggiore o uguale al 10% dopo 12 mesi di trattamento.
I dati emersi dallo studio hanno dimostrato che per i 32 pazienti dei quali sono stati analizzati i dati clinici, partendo da un calo medio della FVC del 4,5% prima del trattamento, sei mesi di terapia hanno prodotto un miglioramento medio della FVC dello 0,8%.
Gli eventi avversi maggiormente diffusi sono stati perdita dell’appetito (25,3%) e nausea (11,1%).
I ricercatori hanno quindi confermato il profilo di efficacia favorevole e l’accettabile profilo di sicurezza del farmaco, sovrapponibili ai risultati dello studio clinico ASCEND.
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