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I consigli nascono da una serie di incontri online fra gli specialisti dell'International Lipid Expert Panel e i rappresentanti di FH Europe

Londra (REGNO UNITO) – È ormai appurato che le persone con ipercolesterolemia familiare possano essere più soggette a complicanze acute da COVID-19 rispetto alle persone sane di età simile, come hanno recentemente evidenziato tre ricercatori. È quindi necessario gestire questi pazienti in maniera ottimale sotto tutti gli aspetti, e soprattutto evitare un aumento incontrollato dei loro livelli di colesterolo LDL, già elevatissimo per cause genetiche.

Per questo motivo gli specialisti dell'International Lipid Expert Panel (ILEP) e i rappresentanti di FH Europe, il network europeo delle associazioni di pazienti, hanno organizzato una serie di incontri online. Una collaborazione fra medici e pazienti che ha portato alla pubblicazione, sulla rivista Pharmacological Research, di alcune raccomandazioni su come gestire i malati di FH durante la pandemia di Coronavirus; consigli che possono essere estesi anche ai pazienti ad alto rischio cardiovascolare dovuto a ipercolesterolemia grave non di origine genetica.

Il gruppo di studio si è posto una prima domanda: la terapia ipolipemizzante ha degli effetti benefici sull'infezione da SARS-CoV-2? È ancora presto per affermarlo con certezza, ma sembra di sì: due studi su malattie provocate da virus appartenenti alla stessa famiglia del SARS-CoV-2 (la bronchite infettiva aviaria e il deltacoronavirus suino) hanno evidenziato che la riduzione farmacologica del colesterolo potrebbe bloccare sia l'attacco del virus che la sua capacità di replicarsi e legarsi alle cellule ospiti. Altri dati suggeriscono che le statine potrebbero migliorare l'enzima 2 di conversione dell'angiotensina (ACE2), con un effetto benefico nell'attenuare il rischio di infezione, mentre uno studio in silico ha mostrato che potrebbero inibire efficacemente la proteasi del nuovo Coronavirus.

Come abbiamo visto, i pazienti con FH hanno, ad ogni età, un rischio maggiore di manifestare un decorso grave da COVID-19. Ciò è dovuto al fatto che queste persone sono soggette a un elevato rischio di malattie cardiovascolari, che all'età di 20-40 anni può essere fino a 100 volte superiore rispetto ai soggetti sani. I pazienti con FH devono pertanto seguire rigorosamente le indicazioni di isolamento e distanziamento sociale, indossare mascherine e guanti fuori casa e lavarsi le mani il più spesso possibile.

Cosa accade in caso di annullamento delle visite ambulatoriali e dei ricoveri programmati? I pazienti devono comunque essere monitorati adeguatamente, ricevere i farmaci tramite prescrizione elettronica e ottenere tutte le informazioni necessarie tramite risorse online e consulenze con un medico o un infermiere. Le misurazioni del colesterolo LDL possono essere posticipate, mentre per i pazienti di nuova diagnosi, il dosaggio della terapia dovrebbe basarsi sulla stratificazione del rischio cardiovascolare e sulle ultime due misurazioni di colesterolo. Se negli ospedali non sono disponibili gli strumenti per la telemedicina, possono essere utilizzate le consultazioni telefoniche; i farmaci, inoltre, devono essere prescritti per almeno 3 mesi.

A causa dell’emergenza Coronavirus, nella maggior parte dei Paesi sono stati sospesi lo screening, la ricerca attiva e l'identificazione di nuovi pazienti con FH. Tuttavia, quando viene fatta una nuova diagnosi, fenotipica o genetica (ad esempio durante il ricovero in ospedale), i pazienti devono essere immediatamente indirizzati a un centro specializzato e ricevere una consulenza elettronica al fine di iniziare una terapia efficace il più rapidamente possibile.

I farmaci ipolipemizzanti sono generalmente sicuri nei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, perciò il trattamento con le statine deve proseguire. In caso di insorgenza di sintomi muscolari, i pazienti con FH devono essere gestiti sulla base delle raccomandazioni disponibili per l'intolleranza a questi farmaci. Non ci sono controindicazioni all'uso di statine con clorochina e idrossiclorochina. Nei pazienti che non raggiungono il target terapeutico di colesterolo LDL con le statine ad alta intensità, nonché in quelli intolleranti, si raccomanda la terapia con ezetimibe e inibitori del PCSK9: attualmente, infatti, non vi sono prove di eventuali interazioni di questi farmaci con altri medicinali che potrebbero essere usati per curare il COVID-19. Oltre a ridurre significativamente il rischio di eventi cardiovascolari e la mortalità, gli inibitori del PCSK9 possono esercitare alcuni effetti antinfiammatori aggiuntivi.

Alcuni pazienti con FH a rischio molto elevato, compresi quelli con ipercolesterolemia familiare omozigote (HoFH), potrebbero avere la necessità di sottoporsi, ogni una o due settimane, all'aferesi delle lipoproteine: cosa fare se questo trattamento non è accessibile? La procedura può essere posticipata in sicurezza per un massimo di due mesi, con un uso intensivo di terapie ipolipemizzanti e un rigoroso monitoraggio dei sintomi. Vi sono poi farmaci orali alternativi, quali la lomitapide, che permettono la riduzione, e spesso anche la sospensione, dell’aferesi delle lipoproteine. In questo periodo di difficoltà di accesso all'aferesi può quindi essere opportuno prendere in considerazione terapie alternative: risulta necessario fare pressione sui governi nazionali per garantire che i pazienti con HoFH siano in grado di accedere a trattamenti efficaci, come la lomitapide e gli inibitori del PCSK9, nell'ambito dei programmi di rimborso. In ogni caso, se insorgono sintomi clinici, i pazienti devono essere ricoverati in ospedale come casi urgenti.

Infine, cosa possono fare i pazienti con FH per monitorare la malattia? Le società scientifiche nazionali e le associazioni possono venire in loro aiuto: è importante che li consiglino e che li educhino all'auto-monitoraggio e alla segnalazione dei sintomi. Dovrebbe essere fornita, inoltre, una consulenza in merito al mantenimento di un corretto stile di vita, all’esercizio fisico e al trattamento dietetico, aspetti che possono essere compromessi da lunghi periodi di quarantena. Anche in questo caso, per prevenire eventi indesiderati, è di fondamentale importanza poter ricorrere a consultazioni telematiche o telefoniche con i medici.

 

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