Gli effetti delle mutazioni potrebbero essere invertiti con un farmaco già disponibile
Secondo uno studio pubblicato sul “New England Journal of Medicine” e riportato anche su “Science Daily”, i ricercatori della Columbia University Medical Center (CUMC) hanno identificato nuove mutazioni genetiche alla base dell’Ipertensione Arteriosa Polmonare (PAH), una malattia rara caratterizzata da alta pressione sanguigna nei polmoni.
PAH è una malattia progressiva caratterizzata da un’anomala alta pressione sanguigna nell'arteria polmonare, il che riduce il flusso di sangue dal lato destro del cuore ai polmoni. Nel corso del tempo questo malfunzionamento può indebolire il muscolo cardiaco e portare ad insufficienza cardiaca destra.
I sintomi più comuni includono vertigini e svenimenti.
Negli Stati Uniti vengono diagnosticati circa 1.000 nuovi casi ogni anno e il disturbo risulta essere due volte più comune nelle femmine che nei maschi.
Purtroppo, ad oggi, non esiste una cura per questa patologia e pochi sono i trattamenti efficaci disponibili. La maggior parte dei pazienti con PAH, infatti, muore entro 5-7 anni dalla diagnosi.
Alcuni casi di PAH sono causati da difetti genetici ereditari. La maggior parte di questi casi "familiari" sono stati collegati a mutazioni con trasmissione autosomica dominante e molti sono correlabili a mutazioni sul gene BMPR2 cioè sul gene che codifica per il “recettore della proteina morfogenetica dell'osso di tipo II”. Tuttavia, in alcuni casi, l’origine risulta sconosciuta. Alcune forme di PAH possono essere innescate da malattie autoimmuni, cardiopatie congenite, infezioni e anche dall’impiego di alcuni farmaci.
Le 6 mutazioni, identificate nell’ambito di questo recente studio, riguardano il gene KCNK3 (potassium channel, subfamily K, member 3) e sembrano rappresentare la causa dell’insorgenza di forme familiari e idiopatiche di PAH. Le mutazioni sarebbero, infatti, in grado di influenzare i canali del potassio presenti nelle cellule muscolari liscie delle arterie polmonari, riducendone l'attività. I canali del potassio svolgono un ruolo fondamentale nella respirazione perché aiutano a mantenere il tono vascolare dell'arteria polmonare e aiutano a rispondere a bassi livelli di ossigeno, quindi un loro mal funzionamento può avere gravi conseguenze.
Il meccanismo, individuato dai ricercatori della CUMC tramite sequenziamento genico, non era mai stato precedentemente correlato all'insorgenza della malattia.
"Siamo stati sorpresi di apprendere che KCNK3 sembra giocare un ruolo nella funzione dei canali del potassio nell’arteria polmonare", ha detto il dottor Wendy K. Chung, co-autore senior dello studio, "Nessuno aveva sospettato che questo meccanismo fosse associato con PAH."
Inoltre, ulteriori studi eseguiti su colture cellulari avrebbero dimostrato che gli effetti delle mutazioni potrebbero essere invertiti con l’impiego di un farmaco noto come “inibitore della fosfolipasi” o ONO-RS-082.
Secondo quanto dichiarato da Chung il risultato più importante ottenuto è proprio questo. L'importante non è tanto l'aver identificato un gene coinvolto nell'ipertensione polmonare, bensì proprio quello di aver trovato un farmaco da impiegare nel trattamento della malattia.
Da sottolineare il fatto che, secondo quanto detto dal Dr. Chung stesso, sono necessari ulteriori studi per determinare con certezza se il trattamento con questo o altri farmaci che influenzano i canali del potassio è utile nella cura di pazienti con PAH.
Il dottore ha precisato che non si può attribuire un’importanza eccessiva ai risultati ottenuti perché le mutazioni sul gene KCNK3 rappresentano una causa di PAH in pochi pazienti. Vale a dire che tali mutazioni rappresentano una “rara causa” della malattia. Ciò che è importante è che si sia individuato un meccanismo che potrà portare alla realizzazione di altri farmaci rivolti ad un nuovo bersaglio terapeutico.
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