Potrebbe essere la dopamina, uno dei neurotrasmettitori più noti, a causare i sintomi della malattia di Huntington. Lo sosterrebbe una ricerca condotta dal Dott. Michael S. Levine dell'Università della California e pubblicata dalla rivista Frontiers in Neuroscience. Secondo la nuova ricerca la funzione della dopamina sarebbe alterata nel corpo striato dei pazienti affetti dalla patologia.

Nel corpo striato sono molte le cellule ad utilizzare la dopamina come segnale chimico per la comunicazione. I cambiamenti nei livelli del neurotrasmettitore potrebbero quindi ostacolare la comunicazione tra le cellule cerebrali, causandone il malfunzionamento o addirittura la morte.

Lo squilibrio della dopamina sembra quindi essere associato alla mancanza di flessibilità comportamentale nei malati. Sembra che un livello di dopamina molto alto corrisponda alla fase iniziale della malattia, mentre le riduzioni dei livelli del neurotrasmettitore sembrano correlati ai sintomi della fase avanzata.

Questa scoperta potrebbe essere utile per migliorare il trattamento della patologia nel prossimo futuro.

“I tradizionali approcci tesi al tentativo di inibire il ruolo della dopamina con farmaci neurolettici tradizionali nel tentativo di "bloccare" i movimenti involontari – spiega Ferdinando Squitieri, direttore del centro neurogenetica e malattie rare dell’Istituto Neurologico Mediterraneo - IRCCS Neuromed - non si rivelano vantaggiosi ai fini della cura e del miglioramento dell'evoluzione della patologia in quanto, poi, questo neurotrasmettitore diventa deficitario nelle fasi avanzate. Pertanto il futuro delle terapie farmacologiche va verso la cura della coordinazione dei movimenti più che verso l'inibizione delle ipercinesie coreiche.


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