L'allele maggiormente responsabile della predisposizione alla CBP nelle popolazioni caucasiche e asiatiche non è stato rilevato in nessuno degli individui sardi studiati.  Il più frequente è stato invece un allele legato a un'elevata suscettibilità alle malattie autoimmuni

CAGLIARI – Il codice genetico dei sardi si conferma unico in Europa, e grazie alle sue peculiarità continua ad essere studiato per comprendere meglio un gran numero di malattie. Una di queste è la colangite biliare primitiva (CBP), una rara patologia autoimmune del fegato che colpisce prevalentemente le donne sopra i 40 anni e se non trattata può portare a fibrosi, cirrosi, insufficienza epatica e morte prematura, a meno che il paziente non riceva un trapianto di fegato.

Un team dell'Università di Cagliari guidato dalla prof.ssa Patrizia Farci, oggi in forza ai National Institutes of Health di Bethesda, un'agenzia del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti, ha scoperto che anche riguardo a questa malattia, i geni sardi si differenziano dagli altri. Lo scopo dello studio, pubblicato sulla rivista United European Gastroenterology Journal, era quello di tipizzare una coorte di pazienti sardi con CBP per gli antigeni HLA di classe II.

Gli antigeni HLA (acronimo di Human Leukocyte Antigens, antigeni umani leucocitari) sono un insieme di proteine di membrana che svolge un ruolo chiave nella risposta immune, consentendo ai linfociti di riconoscere le cellule come proprie (self) oppure come estranee. I ricercatori hanno esaminato 20 pazienti sardi affetti da CBP, 14 con epatite autoimmune (EAI) e 89 controlli sani senza storia familiare di disturbi autoimmuni mediante analisi dot-blot, una tecnica biochimica che, sfruttando l'ibridazione DNA/DNA, evidenzia la presenza di un gene in uno specifico organismo.

I risultati sono stati sorprendenti: l'allele HLA DRB1*08, il principale responsabile della predisposizione alla CBP nelle popolazioni caucasiche e asiatiche, non è stato rilevato in nessuno degli individui studiati, in nessuno dei tre gruppi. Al contrario, la frequenza di questo allele nei pazienti italiani CBP risulta circa tre volte superiore rispetto a quella della popolazione generale.

Il principale aplotipo HLA è stato invece il DRB1*0301-DQB1*0201, rilevato in 19 aplotipi CBP su 40 (il 47,5%) e in 11 aplotipi EAI su 28 (il 39,3%), ma solo in 41 aplotipi dei controlli sani su 178 (il 23%). Questo allele è responsabile dell'elevata suscettibilità genetica alle malattie autoimmuni, tra cui il diabete di tipo 1, la tiroidite di Hashimoto, la celiachia e la sclerosi multipla. La sua alta frequenza nella popolazione sarda è stata spiegata dal vantaggio selettivo di una maggiore protezione immunitaria contro malattie infettive epidemiche come la malaria e la peste, che hanno causato una notevole mortalità nella storia dell'Isola.

Inoltre, i pazienti CBP hanno mostrato una maggiore frequenza di omozigosità per l'allele DQB1*0201 (il 35% rispetto al 6,7% dei controlli sani). La frequenza dell'allele DRB1*11, recentemente descritto come capace di conferire una protezione contro la CBP tra i caucasici, nel gruppo CBP è stata invece circa la metà di quella osservata nei controlli sani (il 7,5% rispetto al 15,7%).

Lo studio rafforza l'ipotesi che fattori genetici, epigenetici e ambientali ancora sconosciuti debbano essere coinvolti nella patogenesi di diverse malattie epatiche associate agli antigeni HLA: un terreno che sarà esplorato in un futuro studio approfondito. Per la prima volta sono emerse differenze significative dei pazienti CBP sardi rispetto a quelli di popolazioni continentali italiane o caucasiche. Questi risultati potrebbero evidenziare che i sardi si differenziano dalle altre popolazioni non solo per quanto riguarda il corredo genetico, ma anche per i rischi specifici associati a disturbi immuno-mediati.

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