MANCHESTER (REGNO UNITO) – La mucopolisaccaridosi di tipo I può essere classificata in tre sottotipi clinici: sindrome di Hurler, sindrome di Hurler-Scheie e sindrome di Scheie, dalla più grave alla più lieve. Si tratta di una rara malattia autosomica recessiva causata da un deficit di alfa-L-iduronidasi. La carenza di questo enzima provoca l'accumulo di glicosaminoglicani nei tessuti. Le manifestazioni cliniche sono dismorfismi facciali, epato-splenomegalia, ostruzione delle vie aeree superiori, deformità scheletrica e cardiomiopatia.

Se la sindrome di Hurler non viene trattata, ne deriva la morte a partire dall'adolescenza. Nelle varianti più attenuate, coloro che ne sono colpiti possono non presentare sintomi fino all'età adulta. La terapia di sostituzione enzimatica è stata utilizzata per diversi anni nel trattamento della sindrome di Hurler, anche se l'attuale gold standard sarebbe un trapianto di cellule staminali emopoietiche.

Tre studiosi inglesi hanno effettuato una ricerca in letteratura, per trovare studi randomizzati e quasi-randomizzati controllati che avessero valutato l'efficacia e la sicurezza del trattamento della MPS I con la terapia di sostituzione enzimatica a base di laronidasi rispetto al placebo. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista The Cochrane Database of Systematic Reviews.

Solo uno studio, su 45 pazienti, ha incontrato i criteri di inclusione. Questo trial multinazionale, randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo valutò la laronidasi alla dose di 0,58 mg/kg/settimana rispetto al placebo in pazienti con mucopolisaccaridosi di tipo I. Il gruppo laronidasi raggiunse miglioramenti statisticamente significativi nella percentuale di capacità vitale forzata prevista rispetto al placebo (differenza media 5,60) e nel test del cammino in sei minuti (miglioramento medio di 38,1 metri).

I livelli di glicosaminoglicani urinari si ridussero significativamente, e in aggiunta, vi furono miglioramenti nell'epatomegalia, nelle apnee del sonno e nell'ipopnea. In quasi tutti i pazienti nel gruppo di trattamento vennero rilevati gli anticorpi della laronidasi, senza alcun effetto clinico apparente, e i titoli anticorpali si ridussero alla fine dello studio. In entrambi i gruppi verificarono reazioni avverse correlate all'infusione, ma tutte lievi e nessuna rese necessario un intervento medico o la cessazione dell'infusione.

L'evidenza attuale dimostra che la laronidasi è sicura ed efficace rispetto al placebo nel trattamento della MPS di tipo I. Il trial incluso era completo e di buona qualità, anche se con pochi partecipanti, e comprendeva tutte le principali misure di outcome che interessavano gli studiosi. È stato quindi dimostrato che il farmaco è efficace in relazione alla riduzione dei parametri biochimici (ridotta escrezione di glicosaminoglicani urinari) e a una migliore capacità funzionale valutata dalla capacità vitale forzata e dal test del cammino in sei minuti. Inoltre, l'accumulo di glicosaminoglicani è diminuito, come accertato da una riduzione nel volume del fegato.

Ulteriori studi sono comunque necessari per determinarne l'efficacia e la sicurezza a lungo termine e valutarne l'impatto sulla qualità di vita. La terapia enzimatica sostitutiva con laronidasi può quindi essere utilizzata prima o durante il trapianto di cellule staminali emopoietiche, che ora è il gold standard di trattamento nei pazienti diagnosticati entro i 2,5 anni di età.

Articoli correlati

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni