Prognosi peggiore anche per chi ha disfunzioni esecutive.

Fino a qualche anno fa si credeva che, al di là delle ripercussioni psicologiche, nelle persone affette da Sla le capacità cognitive rimanessero inalterate. Successivamente si è però scoperto che, in alcuni casi, la malattia può associarsi a demenza frontotemporale. Ora uno studio condotto all'istituto di Neuroscienza del Trinity College di Dublino, guidato dal dottor Marwa Elamin e appena pubblicato su Neurology, è andato a studiare se questa comorbilità con la demenza frontotemporale potesse incidere sulla prognosi della malattia. Il risultato sembrerebbe essere positivo. La presenza di demenza nella SLA sarebbe un fattore prognostico negativo: quando c’è questa comorbilità, insomma, la sopravvivenza del paziente sembrerebbe essere significativamente più breve.      Non solo, dallo stesso studio risulta anche che nei pazienti affetti da SLA senza demenza, la presenza di disfunzione nell’area esecutiva si associa significativamente a una minore sopravvivenza. Invece, in assenza di una disfunzione esecutiva, che vi fosse una insufficienza in uno o più degli altri domini cognitivi -  la memoria, il linguaggio o l’area visuospaziale - non ha avuto alcun effetto significativo in termini di sopravvivenza.    
La ricerca, di tipo prospettico, si è basata sullo studio di 139 pazienti irlandesi con SLA nei quali era stata eseguita una valutazione cognitiva in base a quattro fattori: le competenze nell’esecuzione di funzioni. Di questi 139 pazienti, con una età media di 63,3 anni, il 61,2 per cento erano maschi e il 35,3 per cento era affetto da una forma di SLA ad esordio bulbare.     


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