Bari – Oggi una coppia italiana su cinque è infertile mentre solo vent’anni fa la percentuale era la metà. I dati parlano chiaro: il tasso di fertilità del nostro Paese è tra i più bassi al mondo e una delle cause è l’età in cui le donne decidono di avere il primo figlio. La maternità si è spostata dopo i 30 anni, in alcuni casi anche dopo i 35, ma grazie al ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita, un numero sempre maggiore di coppie riesce ad avere un figlio. È la fotografia scatta dal Ministero della Salute che conferma come nel nostro Paese il ricorso alla procreazione medicalmente assistita (Pma) sia aumentato del 50 per cento rispetto a dieci anni fa.

Nel 2014 in Puglia 2.960 coppie sono state trattate con tecniche di procreazione medicalmente assistita di primo, secondo e terzo livello, portando a 600 gravidanze. Nello specifico, i cicli iniziati sono stati 3.524, un terzo dei quali presso l’Ospedale Santa Maria di Bari che fa parte di GVM Care & Research.
Con una media di 1.200 procedure di primo e secondo livello ogni anno (circa il 40 per cento di quelle eseguite in tutta la Regione), dal 1991 al 2015 l’ospedale ha eseguito 18 mila cicli tra primo e secondo livello (inseminazione intrauterina e fecondazione in vitro) grazie a cui sono nati 2.500 bambini.

Nonostante i numeri siano buoni, l’infertilità in Puglia è in aumento, come nel resto d’Italia, e coinvolge il 20 per cento delle coppie. Motivo per cui si potrebbe e dovrebbe fare di più.
La richiesta arriva da Pasquale Totaro, responsabile del Centro PMA dell’Ospedale Santa Maria che sottolinea come "nel 2014 sono stati iniziati 563 cicli di Pma per 1 milione di abitanti in Puglia. Un dato nettamente inferiore rispetto allo standard di 1000 cicli per milione di abitanti. In Puglia, dove i trattamenti sono solo a pagamento, si può fare di più, anche per bloccare le trasferte di tante coppie che si rivolgono ad altre regioni pur di risparmiare. Auspichiamo che i trattamenti di PMA vengano finalmente inseriti nei Lea così da evitare il turismo extraregionale verso altre città dove l’offerta è maggiore e sempre più spesso convenzionata con il SSN. Tutte le coppie hanno diritto alla genitorialità e come tutti i migliori prodotti della terra fare il trattamento a chilometro zero significa offrire tanta qualità".

Gianpiero Palermo, Professore di Medicina della Riproduzione e di Embriologia in Ostetricia e Ginecologia Weill Cornell Medical College di New York, considerato il “pioniere dell’ICSI”, grazie al quale nel 1992 nacque il primo bambino al mondo con questa tecnica, ha sottolineato l’importanza di ricorrere ad una pratica di inseminazione artificiale laddove sussistano gravi problemi di fertilità. “L’ICSI (Intra-Cytoplasmatic Sperm Injection, iniezione intra-citoplasmatica dello spermatozoo) ha rivoluzionato il campo della medicina riproduttiva – ha spiegato il medico – poiché ha consentito a coppie dove sussisteva un alto grado di infertilità maschile di potersi riprodurre. Grazie a questa tecnica infatti il singolo spermatozoo viene iniettato dal biologo dentro ciascun ovocita, con un’ottima percentuale di riuscita. Le statistiche più recenti mostrano che in Italia tra il 2008 e il 2010 sono stati effettuati circa 130 mila cicli di ICSI”:

“Santa Maria è un ospedale all’avanguardia sia sotto il profilo tecnologico che dei servizi – ha evidenziato Giuseppe Speziale, vicepresidente di GVM Care & Research – e grazie al Centro di PMA abbiamo l’ambizioso obiettivo di poter contribuire sia a limitare il fenomeno della mobilità dei pazienti, che potranno usufruire delle cure necessarie sul proprio territorio, sia a rendere ancora più attrattiva la sanità pugliese per le regioni vicine”.

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