Ricciardi: “Fiero di aver portato a casa ben 14 progetti nell'ambito di Horizon 2020, finanziati dall'Ue”
ROMA - Attrezzature non proprio all’ultimo grido e ricercatori non giovanissimi, uniti alla burocrazia che certamente in Italia complica la vita agli istituti di diritto pubblico non hanno impedito all’Istituto Superiore di Sanità, classe 1934, di superare in maniera eccellente alcuni anni di difficoltà. Sotto la presidenza di Walter Ricciardi, che ha sottoposto l’Istituto a un forte riordino e lo ha dotato di un nuovo regolamento, l’ottuagenario istituto sta conoscendo un periodo di grande slancio che lo ha portato pochi giorni da addirittura sul Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. Segno che gli scienziati guardano con favore il nuovo profilo dell’Istituto. Un favore che è evidentemente condiviso anche dall’attuale legislatura, visto che nella recentissima Legge 167/2016 proprio in capo a questo istituto viene messo il Centro di Coordinamento, con un ruolo centrale nella gestione e nell’applicazione dello screening neonatale.
Come si racconta nell’articolo, che ripercorre la storia e i successi dell’Iss, questa realtà si è distinta negli anni nel campo della ricerca sul cancro, sui vaccini e le malattie infettive, sulle malattie rare e i farmaci orfani: non a caso all’interno dell’Istituto è collocato anche il Centro Nazionale Malattie Rare diretto dalla professoressa Domenica Taruscio.
L’istituto oggi dà lavoro complessivamente a circa 2500 ricercatori e 150 amministrativi, lavora a progetti internazionali finanziati dall'Ue che coinvolgono ben 29 enti di 21 Paesi, tra cui Usa, Canada e Israele e nell’ultimo periodo ha fatto man bassa di fondi europei per la ricerca.
"L'Istituto è strategico per il Paese – spiega nell’articolo il presidente Ricciardi - Quando sono arrivato non ho trovato una situazione brillante dal punto di vista organizzativo: molta frammentazione e mancata valorizzazione di molte risorse. È un grande risultato, perciò, di cui vado fiero, essere riusciti a portare a casa ben 14 progetti nell'ambito di Horizon 2020, finanziati dall'Ue. Il 96% dei finanziamenti- prosegue - proviene da fondi governativi per un totale di 120 milioni di euro, l’Istituto ha oggi un surplus di 9,5 milioni e siamo in grado di confermare tutto l'organico fino al 2018".
The Lancet ricorda anche il nuovo regolamento dell'Istituto, pubblicato alla fine dell'aprile scorso, che prevede sei grandi dipartimenti nelle maggiori aree della salute (neuroscienze, malattie cardiovascolare, disordini metabolici dell'invecchiamento, malattie infettive, medicina molecolare e oncologica, sicurezza alimentare e dell'ambiente, salute pubblica veterinaria) e 16 centri nazionali, tra cui quello dedicato alle nuove tecnologie per la salute e quello dedicato alla salute globale.
Seguici sui Social