Patrizia, 49 anni, ha deciso di rinunciare alla ventilazione meccanica nella sua casa di Nuoro. Mauro Pichezzi (Viva la Vita Onlus): “Il seme della legge è buono, ma il terreno non è quello adatto”
Nuoro – Ha combattuto per cinque anni la sua battaglia contro la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), poi ha scelto di dire basta e di staccare la spina: se ne è andata con il sorriso, stringendo la mano di sua mamma e dei suoi cari. Patrizia Cocco, che avrebbe compiuto 50 anni nei prossimi giorni e che, dal 2012, era affetta dalla SLA, è morta sabato scorso nella sua casa di Nuoro dopo avere manifestato per quattro volte – così come prescrive la legge – davanti a un'équipe di medici e a due testimoni, la volontà di rinunciare alla ventilazione meccanica. È il primo di caso di morte assistita di cui si è venuti a conoscenza dall'entrata in vigore della nuova legge sul biotestamento, il 31 gennaio scorso.
Patrizia era determinata nella sua decisione di rinunciare alla ventilazione assistita, anche dopo un tentativo, purtroppo senza esito, di entrare in un progetto sperimentale di cura all'Ospedale Niguarda di Milano. Così, il suo legale si era rivolto al giudice tutelare di Nuoro per ottenere l'autorizzazione per la necessaria assistenza medica, ma l'approvazione della nuova normativa da parte del Parlamento ha anticipato la decisione del magistrato. Sabato scorso, attorno all'una, è stata avviata la procedura alla presenza, oltre che dei testimoni, di psicologo, palliativista, rianimatore, anestesista e medico di base. Alla donna è stata praticata la sedazione profonda per poi essere “estubata”: in pratica, la ventilazione meccanica è stata fermata e Patrizia, senza provare dolore, è morta in modo 'naturale'. Ieri si sono svolti i funerali, nella chiesa di San Domenico Savio.
“È stata una scelta di Patrizia, molto lucida e coraggiosa”, ha detto il suo avvocato e cugino Sebastian Cocco. “La nuova legge permette ai medici di dare subito esecuzione alla volontà del paziente senza doversi rivolgere al giudice, come succedeva prima della sua entrata in vigore; così, a Patrizia è stato permesso di fare la sua scelta. La legge, che tutela il diritto alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione, Patrizia Cocco la aspettava da anni, da quando sentiva di essere imprigionata nella malattia dentro la quale sopravviveva a una vita che in quelle condizioni non voleva più vivere”, ha concluso l'avvocato Cocco.
Per Mauro Pichezzi, presidente della Onlus Viva la Vita, che si occupa delle persone affette da SLA, casi come questo sono purtroppo molto frequenti. “Per anni ci siamo battuti per un indirizzo legislativo. La nuova legge sul biotestamento, seppur migliorabile, è un segnale di civiltà: la volontà della persona che sceglie la rinuncia alla vita deve essere sempre rispettata, se proviene da una piena libertà. E i pazienti devono sempre ricevere tutte le informazioni necessarie su questo tema”, prosegue Pichezzi. “Ma la legge non risolve una situazione complessa: le condizioni socio-sanitarie dei pazienti SLA in Italia sono di grande difficoltà, fra la mancanza di risorse, i tagli alla Sanità e il calo degli standard nell'assistenza, spesso fornita solo negli ultimi stadi della malattia. Insomma, il seme della legge è buono, ma il terreno non è quello adatto”.
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