Con l’arrivo dell’estate e il diffondersi delle zanzare, torna alta l’attenzione sul West Nile virus (WNV), un’infezione virale trasmessa dalle zanzare del genere Culex e ormai endemica in Italia
Sono gli uccelli selvatici il serbatoio naturale del virus, mentre esseri umani e cavalli sono considerati “ospiti a fondo cieco”, ovvero non contribuiscono alla trasmissione del virus. Secondo il bollettino dell’ISS del 23 luglio 2025, i casi confermati di infezione da West Nile dall'inizio dell'anno sono 32 in Italia, 21 dei quali segnalati dalla Regione Lazio, tutti nella provincia di Latina. Del totale nazionale, 23 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 Piemonte, 2 Veneto, 1 Emilia-Romagna, 15 Lazio, 3 Campania), 1 caso asintomatico, identificato in un donatore di sangue in Veneto, e 6 casi di febbre (2 Veneto, 4 Lazio). Sono, invece, a oggi, 4 i decessi.
Pur essendo in crescita, da un punto di vista numerico l'andamento epidemiologico è, al momento, in linea con quello degli anni precedenti, mentre la distribuzione spaziale appare abbastanza diversa. L’età media dei pazienti è di 72 anni, con un range compreso tra i 63 e gli 86 anni. Nel 2024, il sistema di sorveglianza ha registrato 460 casi di infezione, di cui 272 nella forma neuro-invasiva, con 20 decessi. Alla stessa data dell’anno precedente (24 luglio), i casi erano 13, senza vittime.
COSA SAPPIAMO DEL VIRUS
Il virus West Nile appartiene alla famiglia dei Flaviviridae ed è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. La trasmissione avviene esclusivamente tramite puntura di zanzara e non da persona a persona. Il periodo di incubazione varia da 2 a 14 giorni.
Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e, ancora più raramente, sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano.
Nella maggior parte dei casi (circa l’80%), l’infezione decorre senza sintomi. Circa il 20% delle persone sviluppa una forma lieve, con febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. Nei bambini i sintomi sono generalmente leggeri, mentre nei giovani possono comparire febbre alta, mal di testa e dolori muscolari. Più a rischio sono le persone anziane o i soggetti immunodepressi o con più patologie pregresse, dove meno dell’1% sviluppa forme gravi, come encefalite, paralisi, convulsioni o coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti e in rari casi l’infezione può essere letale.
Il consiglio è quindi quello di proteggersi il più possibile dal contatto con le zanzare e rivolgersi al proprio medico se si hanno sintomi come febbre sopra in 38°C, soprattutto se accompagnata da eruzione cutanea. Per i medici, invece, l'indicazione è di considerare la possibilità di infezione da West Nile in presenza di sintomi compatibili e procedere alla diagnosi di laboratorio.
DIAGNOSI E TRATTAMENTO
La diagnosi si conferma attraverso test di laboratorio che rilevano gli anticorpi IgM nel sangue o nel liquido cerebrospinale. Non esistono terapie specifiche, nella maggior parte dei casi si attende la remissione spontanea, mentre le forme gravi richiedono il ricovero ospedaliero.
IL PIANO DI PREVENZIONE DEL MINISTERO DELLA SALUTE
Alla luce della situazione in evoluzione, il Ministero della Salute ha rafforzato le misure preventive e di sorveglianza per il 2025, con una circolare che include sia il virus West Nile, sia il virus Usutu (USUV), anch’esso trasmesso da zanzare e presente in alcune regioni italiane, in particolare l’Emilia-Romagna.
Il piano si basa sull’approccio One Health, che integra salute umana, animale e ambientale e prevede:
- formazione mirata per medici, pediatri, infettivologi e personale di emergenza;
- informazione al pubblico sull’uso corretto di repellenti, zanzariere e buone pratiche ambientali;
- coinvolgimento delle farmacie per l’intercettazione precoce dei sintomi;
- vaccinazione degli equidi, in particolare quelli impiegati in fiere e manifestazioni, con registrazione nella banca dati nazionale.
CONTROLLI ANCHE SULLE DONAZIONI DI SANGUE
Il Centro Nazionale Sangue (CNS) ha disposto l’introduzione del test per il virus come alternativa alla sospensione di 28 giorni per tutte le persone che abbiano soggiornato, anche solo per una notte, nelle zone in cui il virus è presente. A rassicurare i cittadini è la direttrice del CNS, Luciana Teofili, che sottolinea come le donazioni siano “assolutamente sicure”, grazie alle misure adottate, tra cui test specifici su ogni sacca raccolta nelle province interessate dalla circolazione virale.
Dal 2020 al 2024, proprio grazie a questo sistema di sorveglianza mirata, sono stati intercettati circa 230 casi di infezione tra i donatori, permettendo di evitare potenziali trasmissioni del virus attraverso le trasfusioni.
La prima linea di difesa resta comunque la lotta alle zanzare, principali vettori del virus. Gli infettivologi segnalano come il numero reale di casi, soprattutto asintomatici, sia verosimilmente sottostimato. Le condizioni meteorologiche estreme, piogge abbondanti seguite da ondate di caldo, insieme ai movimenti migratori degli uccelli, hanno contribuito all’attivazione di focolai in diverse regioni italiane.
LE RACCOMANDAZIONI PER LA POPOLAZIONE
Non esistendo ancora un vaccino per uso umano, la prevenzione individuale resta centrale, quindi utilizzare repellenti, indossare abiti protettivi all’aperto, applicare zanzariere e rimuovere l’acqua stagnante da sottovasi, ciotole o contenitori.
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