All’Università Cattolica di Roma i maggiori esperti mondiali riuniti per il 9° Corso internazionale multidisciplinare di patologia e citologia della tiroide. Obiettivo presentare la nuova classificazione italiana delle lesioni tiroidee per un approccio terapeutico condiviso.
Stabilire una classificazione citologica dei noduli della tiroide unica e accettata in tutto il mondo per formulare una corretta diagnosi e individuare strategie terapeutiche appropriate e condivise per ogni tipo di lesione.
Questo l’obiettivo primario del 9° Corso Multidisciplinare di Patologia e Citologia Tiroidea, che si è svolto ieri e continuerà oggi, sabato 23 novembre, a Roma presso l’Aula Brasca del Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica.
La classificazione delle lesioni tiroidee è uno strumento indispensabile per orientare la scelta tra un approccio terapeutico di tipo medico - cioè con terapia farmacologica e perciò non invasiva- oppure di tipo chirurgico con l’asportazione della lesione.
Il Corso quest’anno presenterà una nuova classificazione italiana delle lesioni tiroidee valida a livello mondiale. La nuova classificazione 2013 sarà illustrata oggi dal prof. Francesco Nardi della Sapienza Università di Roma, primo nome nel lavoro inviato al "Journal of Endocrinological Investigation" (JEI), insieme a tutti membri del Comitato italiano SIAPEC-AIT (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia diagnostica - Associazione Italiana della Tiroide) che hanno sottoscritto la nuova classificazione, con il contributo dei maggiori esperti internazionali di lesioni della tiroide: la prof.ssa Virginia A. LiVolsi e il prof. Zubair Baloch, Università di Pennsylvania, (Philadelphia, USA).
La nuova classificazione italiana è nata dallo sforzo congiunto di anatomo-patologi ed endocrinologi, con il contributo di chirurghi e medici nucleari, con l’obiettivo di calibrare al meglio l’approccio terapeutico, ricorrendo all’intervento chirurgico solo in caso di lesioni con forte probabilità di malignità e trattando con terapia farmacologia e follow-up le restanti lesioni che rappresentano la stragrande maggioranza dei noduli tiroidei (circa il 90%).
“Sono solo tre le comunità scientifiche al mondo che hanno compiuto questo sforzo: quella del Regno unito, l’Italia e gli Stati Uniti”, spiega Guido Fadda, professore aggregato presso l’Istituto di Anatomia patologica dell’Università Cattolica di Roma e coordinatore scientifico del corso.
“Nel 2007 avevamo presentato la classificazione italiana SIAPEC-IAP, pubblicata nel 2008 e inclusa nelle Linee Guida Italiane per la Gestione delle Lesioni Nodulari Tiroidee. In quella classificazione si prevedevano 5 categorie diagnostiche, ognuna delle quali caratterizzata da una differente e appropriata terapia. Queste categorie, dette TIR, hanno una gradazione da 1 a 5 a seconda della gravità della lesione, da TIR 1 a TIR 5, dove la categoria TIR 5 raggruppa tutte le lesioni maligne, cioè tutti i tumori maligni della tiroide”. “Da allora – continua Fadda - sulla base di un accurato monitoraggio, un comitato ad hoc composto da 5 citopatologi (appartenenti alla SIAPEC) e 5 endocrinologi, appartenenti alle due più importanti società endocrinologiche (la Società Italiana di Endocrinologia e l’Associazione Medici Endocrinologi, entrambe appartenenti all’AIT) ha curato l’aggiornamento della classificazione del 2007, un lavoro che è stato appena terminato e inviato per la pubblicazione alla prestigiosa rivista internazionale Journal of Endocrinological Investigation (JEI). La multidisciplinarietà di questo sforzo, a garanzia del migliore approccio terapeutico, è l’elemento che distingue la classificazione italiana da quelle statunitense e britannica”.
Due gli importanti elementi di novità dell’aggiornamento della classificazione italiana:
- il primo è l’inserimento di un “rischio di malignità atteso” per ciascuna categoria diagnostica, in parziale analogia con la classificazione americana del 2008 denominata the Bethesda System (TBS) la quale, pur costruita su 6 classi di rischio di malignità invece che 5 come in quelle italiana e britannica, presenta molte analogie con quest’ultima per terminologia e suggerimenti operativi;
- il secondo, che rende la classificazione italiana paragonabile sia con quella americana che con l’aggiornamento di quella britannica (pubblicato nel 2010 dal Royal College of Pathologists) è la suddivisione della categoria TIR 3 in due sottocategorie (TIR 3A e TIR 3B) che presentano un rischio di malignità diverso e progressivo e che richiedono un trattamento diverso, clinico o chirurgico, per ciascuna di esse.
Ieri , venerdì 22 novembre, si è discusso di diagnosi e terapia dei tumori tiroidei. Alle 16.00 si è svolta la lectio magistralis di Virginia A. LiVolsi: “Fattori istologici di significato prognostico nei tumori tiroidei”, fulcro di un convegno focalizzato sul ruolo delle metodiche molecolari (immunoistochimiche e mutazionali) nella diagnosi e nella valutazione dell’andamento clinico dei carcinoma tiroidei.
In particolare si è parlato del ruolo della biologia molecolare nella diagnosi e terapia dei tumori tiroidei pediatrici, tema affidato alla prof.ssa Geraldine Thomas dell’Imperial College di Londra e responsabile della Chernobyl Tissue Bank che si occupa di classificare dal punto di vista clinico, patologico e molecolare i tumori insorti nei bambini esposti alle radiazioni ionizzanti in seguito all’incidente nucleare di Chernobyl nel 1986.
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