I tagli operati sul Fondo sanitario regionale rischiano di colpire anche il sangue e i prodotti emoderivati. L'allarme è stato lanciato dagli assessori alla Sanità delle Regioni e da alcune associazioni. Le ultime decisioni del governo in materia di finanza pubblica equiparano infatti sangue ed emocomponenti alle normali 'forniture di beni e servizi'.
I contratti destinati al loro acquisto dovrebbero quindi essere rinegoziati per cercare di limitare il livello di spesa. Una scelta che rischia di mettere in pericolo le forniture su tutto il territorio nazionale. Giuliano Grazzini, direttore del Centro nazionale sangue dell'Istituto superiore di Sanità, ha spiegato che questa impostazione sarebbe incompatibile con la legge del 2005 che regolamenta il sistema trasfusionale italiano.
Il provvedimento prevede infatti che il sangue non possa essere trattato come un normale prodotto commerciale. Grazzini ha ricordato che in Italia vengono svolte circa 630.000 trasfusioni all'anno con una media di 8.300 interventi al giorno. Molti di questi sono destinati a malati affetti da rare patologie ematologiche, come ad esempio l'emofilia.
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