Fine vita: dalla SIN un appello a legge equa, chiara, efficace e condivisa

La SIN evidenzia criticità e propone correttivi al testo atteso in Aula il 17 luglio: “Servono tempi rapidi, inclusione degli specialisti e ruolo del SSN”

In vista della discussione in Aula al Senato del disegno di legge sul suicidio medicalmente assistito, in calendario per il 17 luglio 2025, la Società Italiana di Neurologia (SIN) rinnova l’appello al Parlamento affinché venga approvata una norma “equa, chiara, efficace e condivisa”, capace di tutelare la dignità e l’autonomia delle persone affette da gravi patologie neurologiche. Malattie che, per la loro progressione e per l’impatto sulla qualità della vita, rappresentano una delle principali motivazioni alla base delle richieste di accesso al suicidio medicalmente assistito.

La posizione della SIN, già espressa in un precedente comunicato e in un apposito position paper, si inserisce nel più ampio dibattito istituzionale su un tema che resta aperto e complesso, come evidenziato anche dall’assenza di un testo pienamente condiviso tra le forze parlamentari.

CURE PALLIATIVE: CENTRALI MA NON OBBLIGATORIE

Tra i punti principali sottolineati dalla Società Italiana di Neurologia vi è la previsione, contenuta nel testo in discussione, dell’obbligo per la persona che richiede l’accesso al suicidio medicalmente assistito di essere inserita in un percorso di cure palliative. La SIN riconosce e sostiene il ruolo fondamentale delle cure palliative, considerate parte integrante dei livelli essenziali di assistenza (LEA) e unico presidio in grado di offrire, anche nei casi di grave disabilità neurologica, un accompagnamento rispettoso e autonomo nel fine vita. Tuttavia, ribadisce con forza che queste cure, come ogni altro trattamento, non possono essere imposte.

L’adesione al percorso palliativo, secondo la SIN, deve essere libera e consapevole, non subordinata all’accesso al suicidio medicalmente assistito, e avvenire in una fase clinica che preceda il cosiddetto “dolore totale”. L’obbligatorietà violerebbe i principi stabiliti dalla Legge 219/2017 e dalla stessa Costituzione. Piuttosto, viene salutata con favore l’indicazione che le cure palliative possano affiancare il paziente lungo tutte le fasi del processo – dalla pianificazione alla fase di lutto – anche nel caso in cui la scelta finale sia quella del suicidio medicalmente assistito.

La SIN ricorda infine che, ad oggi, non è garantito un accesso universale ed equo alle cure palliative, soprattutto in ambito neurologico, dove invece sarebbe necessario un modello di presa in carico precoce e simultaneo.

COMITATI DI VALUTAZIONE: SERVONO COMPETENZE SPECIALISTICHE E TEMPI RAPIDI

Altro nodo critico segnalato dalla Società Italiana di Neurologia è la proposta, contenuta nel testo, di istituire un Comitato Nazionale di Valutazione incaricato di verificare i requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. La composizione di questo organismo – a nomina governativa – non includerebbe al momento la figura del neurologo o dello specialista competente per la patologia in questione, nonostante le richieste provenienti in gran parte proprio da pazienti con malattie neurologiche.

Secondo la SIN, una soluzione più efficace e rispettosa delle competenze territoriali sarebbe l’affidamento di tale funzione ai Comitati per l’etica nella clinica già attivi in alcune Regioni, con un’eventuale articolazione a livello regionale.

Inoltre, i tempi di valutazione previsti – 60 giorni prorogabili di altri 30 – appaiono eccessivamente lunghi per situazioni cliniche spesso irreversibili e in rapido peggioramento. A destare ulteriore preoccupazione è la previsione di un termine minimo di 180 giorni per poter ripresentare una richiesta in caso di diniego: un limite ritenuto inadeguato rispetto all’evoluzione delle condizioni neurologiche. La SIN auspica pertanto una maggiore flessibilità temporale, calibrata sulla singola patologia e sull’andamento clinico del paziente.

RUOLO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: UN PRESIDIO DI EQUITÀ DA NON ESCLUDERE

Infine, la SIN contesta l’esclusione esplicita delle risorse del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) dalla gestione delle procedure relative al suicidio medicalmente assistito. Una scelta che, a giudizio della società scientifica, rischia di compromettere l’equità di accesso e la possibilità di un monitoraggio adeguato, negando al SSN il suo ruolo fondamentale nella tutela della dignità della persona.

Sulla questione, la Società Italiana di Neurologia si dice in piena sintonia con la posizione espressa dal Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, secondo cui il SSN, pur con le sue criticità, resta il presidio principale di difesa dei diritti dei cittadini, specialmente dei più fragili.

UN APPELLO PER UNA LEGGE REALMENTE INCLUSIVA

Nel rinnovare la propria vicinanza a tutte le persone che soffrono, la Società Italiana di Neurologia ribadisce la necessità di evitare che lentezze procedurali e ostacoli organizzativi spingano i pazienti a soluzioni all’estero o, peggio, a pratiche clandestine. È questo, si chiede la SIN, l’epilogo che vogliamo come società civile?

La richiesta è chiara: una legge che rispetti i principi costituzionali e le indicazioni della Corte Costituzionale, che definisca in modo trasparente e sostenibile i percorsi di accesso, con tempi adeguati e il pieno coinvolgimento del Servizio Sanitario Nazionale. Un testo normativo che sia, prima di tutto, rispettoso della persona e della pluralità delle scelte etiche.

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