Il premier incaricato Matteo Renzi avrà l'onere di occuparsi anche di politica sanitaria. Al segretario del Partito democratico sono giunti diversi appelli da associazioni e personalità del mondo politico; il prossimo esecutivo non potrà permettersi di interrompere il processo di riforma del Servizio sanitario nazionale e dello stato sociale. “Il presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi, ha la grande opportunità e responsabilità di ridisegnare le prerogative del ministero della Salute con un'ottica innovativa, garantendo davvero pari opportunità a tutti i cittadini indipendentemente dalla regione in cui vivono. La Salute, sia quella pubblica che quella individuale, è un diritto troppo importante per essere oggetto esclusivo di valutazioni sui costi, come fa il Mef, o di interpretazioni regionali discriminative”, questo il contenuto di una nota di Paola Binetti, deputata Udc-Pi e componente della commissione Affari sociali.
“Renzi - sottolinea la parlamentare centrista - ha già detto che è arrivato il momento di cambiare per mantenere nelle mani dello Stato alcune competenze. Ebbene, la competenza che vorremmo rimettere noi nelle mani dello Stato è proprio quella che tutela il diritto alla Salute degli italiani. Le differenze tra regione e regione, che vanno dagli screening neonatali alla disponibilità di farmaci innovativi, dai modelli organizzativi alla interpretazione dei Lea che non sono aggiornati da oltre dieci anni, sono davvero eccessive”.
I temi toccati dalla Binetti si ricollegano anche alla galassia delle malattie rare, l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza sarà infatti fondamentale per permettere al Ssn di aumentare lo spettro di prestazione erogate a favore dei pazienti affetti da queste particolari patologie. La sanità è anche entrata nelle consultazioni tra Renzi ed i gruppi parlamentari presenti nelle Camere.
“La sanità sia al centro del programma di governo per una riforma basata sull'efficienza e la competenza. Sia Renzi sia Delrio hanno manifestato non solo interesse ma un'assonanza di visione sui temi esposti chiedendomi di sottoporre note scritte per l'inserimento delle tematiche sanitarie nel programma di governo”, lo ha detto il senatore Vincenzo D'Anna, vicepresidente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà, dopo aver partecipato insieme al presidente Mario Ferrara alle consultazioni a Montecitorio. “Durante l'incontro ho illustrato una serie di argomenti riguardanti una radicale riforma della sanità – rimarca il senatore campano – in particolar modo l'introduzione dei costi standard, il finanziamento delle strutture pubbliche e private accreditate a prestazioni, l'introduzione nel sistema statale di criteri di efficienza, competenza, economicità e qualità delle prestazioni rese all'utente. Infine, l'accorpamento dei fondi destinati all'assistenza (25 miliardi) con il fondo sanitario nazionale (109 miliardi) al fine di razionalizzare gli interventi socio-sanitari”.
A far sentire la propria voce ci hanno pensato anche alcune associazioni di categoria. “Per poter operare e sviluppare il servizio farmaceutico assicurando nuove prestazioni ai cittadini e al servizio sanitario, le farmacie hanno bisogno di stabilità e di interlocutori che ben conoscano le specificità del settore”, ha spiegato Annarosa Racca, presidente di Federfarma. “La spesa farmaceutica territoriale - sottolinea – è in calo ormai da anni, è l'unica posta di bilancio che rispetta il tetto assegnatole e comunque, in caso di eventuale sforamento, l'onere è a carico della filiera. Federfarma chiede al nuovo Governo di favorire un rapido avvio del tavolo sulla nuova convenzione tra farmacie e Ssn. Solo con la nuova convenzione, infatti, la farmacia potrà contribuire efficacemente alla deospedalizzazione, rispondendo alle nuove esigenze di salute che emergono dal territorio, e operare per ridurre le diversità, ormai stridenti, che esistono nell'assistenza sanitaria fornita ai cittadini delle diverse Regioni”.
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