Il segretario della “Associazione Luca Coscioni” analizza in punta di diritto la normativa sulla procreazione medicalmente assistita, che per le coppie affette o portatrici di patologie genetiche può rappresentare l'unica via per concepire figli sani

Osservatorio Malattie Rare ha incontrato l'avvocato Filomena Gallo, segretario nazionale della “Associazione Luca Coscioni” ed esperta nella tutela dei diritti civili. È stata lei – insieme ad altri colleghi – a rappresentare di fronte al tribunale di Bologna una delle coppie che chiedevano di poter accedere alle tecniche di fecondazione eterologa. Procedimento che si è concluso con l'emissione di due “ordinanze gemelle” destinate a fare giurisprudenza. I centri privati in cui si praticano questi trattamenti hanno infatti annunciato di essere pronti a partire su larga scala. Da parte del ministero della Salute continua la volontà di riportare in Parlamento la questione, il che significa allungare i tempi ben oltre settembre, il rischio è che molte coppie continueranno ad andare all'estero ma chiederanno rimborso in Italia attraverso quanto previsto dalla direttiva sulle Cure Transfrontaliere, già recepita nel nostro Paese. Una discriminazione su base reddituale che rischia di vanificare il contenuto della recente sentenza della Corte costituzionale.


Avvocato Gallo, perchè l'ordinanza del tribunale di Bologna è importante?
L'ordinanza di fatto ribadisce che non c'è vuoto normativo e che si può procedere immediatamente con la tecnica e che la coppia deve vedere l'immediata applicazione della legislazione vigente.

Ritiene che il governo stia cercando di limitare i diritti delle coppie che desiderano avere un figlio?
Sicuramente si, è gravissimo quello che sta accadendo, il Governo si oppone ad una sentenza della Corte Costituzionale.

Come giudica invece la condotta tenuta delle Regioni?
Ho sicuramente un'opinione molto positiva nei confronti delle iniziative annunciate dalla Toscana, ma vorrei ricordare che le Regioni devono solo vigilare sui centri in cui si pratica la “Procreazione medicalmente assistita” nel rispetto della legge 40. Per il resto i fondi attualmente stanziati sono pochi per le tecniche di procreazione assistita, in generale ci dovranno essere nuovi finanziamenti per garantire equità nell'accesso alle cure.

Esistono delle contromisure per intervenire qualora il legislatore rifiuti di inserire la fecondazione eterologa nei Livelli essenziali di assistenza?
L'infertilità e la sterilità in Italia non sono patologie e per questo la Procreazione medicalmente assistita, in generale, non è compresa nei LEA, fermi inoltre al 2001. Il ministro Beatrice Lorenzin assicura che questi saranno aggiornati entro dicembre 2014. Una revisione che sarà di importanza dirimente soprattutto per le tante malattie rare. In questo momento non ci resta che attendere. Purtroppo le strutture pubbliche devono fare i conti con il taglio delle risorse a loro disposizione, questo però non deve portare ad una chiara discriminazione dei cittadini nell'accesso alle cure.

L'attuale situazione di caos può essere considerata gravemente limitativa dei diritti costituzionali?
Certamente sì, ma il caos lo sta determinando soprattutto il ministro della Salute. La legge 40 garantisce i diritti di tutti i soggetti coinvolti: coppie, nascituri, nati e donatori. I decreti legislativi che hanno recepito le direttive comunitarie in materia di tracciabilità e sicurezza, prevedono: anonimato, vietano la commercializzazione di gameti come già previsto dalla legge 40, prevedono standard di sicurezza rigidi, prevedono esami precisi per i donatori e il registro con i dati da conservarsi per 30 anni in forma anonima. Il Ministro dovrebbe aggiornare le linee guida, i consensi informati e fare la relazione annuale alla Commissione europea sullo stato di applicazione delle direttive recepite. La fecondazione eterologa è quindi una pratica totalmente lecita.

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