La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), è una rara malattia causata dall’accumulo di grasso a livello epatico che in alcuni casi provoca infiammazione che può portare a danno permanente e quindi alla cirrosi con danneggiamento della funzione epatica. Le linee guida pubblicate dalla World Gastroenterology Organisation evidenziano che la prevalenza di NAFLD è duplicata negli ultimi 20 anni e che nel mondo oggi interessa il 20% della popolazione.
E’ una patologia che si verifica nelle persone che non consumano alcool o ne fanno un consumo moderato (è infatti definita “non alcolica”), mentre risulta strettamente associata all’obesità e al diabete. La steatosi epatica non alcolica evolve lentamente nel tempo, man mano che il grasso di accumula nel fegato: per questo è risaputo che le persone con steatosi epatica severa hanno un aumentato rischio di decesso, ma fino ad oggi era una sfida per i medici identificare il rischio di mortalità del paziente.
Un gruppo di ricercatori svedesi, al 51° International Liver meeting che si è concluso da qualche giorno a Barcellona, ha presentato il punteggio SAF, sviluppato per predire in maniera più accurata la severità della NAFLD.
SAF o la steatosi (accumulo di grasso nelle cellule epatiche), attività e fibrosi (danno del connettivo) sono tre misure della funzione epatiche e i ricercatori hanno trovato che un punteggio più alto è associato con l’aumentata mortalità. Questo nuovo punteggio permette di individuare l’evoluzione della patologie verso il decesso; un punteggio SAF elevato è associato all’aumento della mortalità dopo un follow up lungo, fino a 41 anni. Questo dipende molto dal grado di fibrosi del singolo paziente.
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