REGNO UNITO – Un gruppo di ricercatori appartenenti al Genome Damage and Stability Centre (GDSC) dell'Università del Sussex ha scoperto una nuova malattia neurodegenerativa denominata atassia con aprassia oculomotoria di tipo XRCC1, causata da mutazioni genetiche che interferiscono con il normale funzionamento dei meccanismi che sovraintendono alla riparazione del DNA. Il lavoro degli scienziati inglesi, pubblicato sulla rivista Nature, potrebbe contribuire a migliorare la comprensione di altre condizioni caratterizzate da deterioramento neuronale.

La rottura di singoli filamenti rappresenta uno dei più comuni tipi di danno subiti dal DNA. Il corpo umano, per proteggersi da questo genere di problemi, è naturalmente dotato di un apposito sistema molecolare deputato ad individuare i difetti del DNA e a porvi rimedio. Di questo sistema fa parte anche il gene XRCC1, responsabile della produzione di un'omonima proteina (XRCC1) che ha la funzione di assemblare i complessi multi-proteici coinvolti nella riparazione del DNA.

I ricercatori dell'Università del Sussex hanno scoperto che, in caso di rotture di singoli filamenti di DNA, il gene XRCC1, se colpito da specifiche mutazioni bialleliche, provoca un'iperstimolazione della proteina poli-(ADP-ribosio)-polimerasi-1 (PARP1), uno dei tanti enzimi che partecipano alla riparazione del DNA. L'attivazione incontrollata di PARP1 non soltanto compromette la funzione 'guaritrice' dell'enzima, ma finisce anche per innescare un processo di deterioramento e morte delle cellule cerebrali, sfociando in una sindrome che i ricercatori hanno denominato 'atassia con aprassia oculomotoria di tipo XRCC1'.

La malattia è fondamentalmente contraddistinta da tre manifestazioni cardine, l'atassia cerebellare progressiva, la neuropatia assonale e l'aprassia oculomotoria. Il segno distintivo della condizione è rappresentato dalla perdita di coordinazione dei movimenti volontari del corpo, in particolar modo degli occhi. Le persone affette da questo disturbo hanno difficoltà a direzionare lo sguardo da lato a lato, e sono costrette a girare la testa per poter vedere gli oggetti che si trovano all'interno della loro visione laterale.

Di fatto, i risultati di questo studio evidenziano il ruolo della proteina XRCC1 nel mantenimento della normale funzionalità neurologica, mettendo in luce processi patologici che potrebbero avere ripercussioni significative anche in altre condizioni neurodegenerative, sia rare, come la malattia di Huntington, che più comuni, come l'Alzheimer o il Parkinson.

I ricercatori del GDSC hanno inoltre condotto una serie di esperimenti di laboratorio su un modello murino di atassia con aprassia oculomotoria di tipo XRCC1. Inibendo l'attività dell'enzima PARP1, gli scienziati hanno riscontrato una riduzione dell'atassia e della perdita di neuroni cerebellari negli esemplari di topo affetti dalla malattia. Sebbene di carattere preliminare, le prove raccolte sembrano indicare in PARP1 un potenziale obiettivo terapeutico nel caso di patologie che sono caratterizzate da difetti nei meccanismi di riparazione del DNA.

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