TOKYO - Un recente studio giapponese, pubblicato sul Journal of Neurology, ha indagato la correlazione tra la paralisi degli adduttori del cavo vocale nella malattia di Alexander con le apnee nel sonno.

La malattia di Alexander fa parte del gruppo delle sindromi neurologiche conosciute come leucodistrofie. Esse consistono in un'alterazione della mielina, la guaina protettrice i nervi, all'interno della materia bianca cerebrale. La distruzione della materia bianca è accompagnata dalla formazione delle fibre di Rosenthal (gruppi di proteine anormali che si accumulano in cellule denominate astrociti). Le scoperte recenti indicano che la maggior parte degli individui (circa il 90 per cento) affetti della malattia di Alexander hanno una mutazione nel gene che forma la proteina silicea fibrillare (GFAP), la cui presenza è stata rilevata all'interno delle fibre di Rosenthal; tuttavia è ancora poco chiaro come la mutazione causi la malattia.

Grazie allo studio di un caso clinico di grave apnea con paralisi delle corde vocali, il team di ricerca ha trattato l’importanza della valutazione dell’apnea in casi di malattia di Alexander.
Il team del dipartimento di neurologia del National Center for Global Health and Medicine di Tokyo ha infatti precisato che sono a rischio di paralisi vocale sia i pazienti con atrofia multisistemica che i pazienti con malattia di Alexander. Questi possono sviluppare diversi tipi di apnea, anche di origine centrale. Per questo secondo il team medico è importante valutare il tipo di apnea presente in questi pazienti, valutarne il rischio e le strategie di trattamento. In alcuni casi può rendersi necessaria una tracheostomia, o  una cordectomia laser.

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