Uno studio americano semplifica i criteri rispetto alle linee guida del 2004
Basta valutare il livello di bilirubina e combinarlo all’età gestazionale come unico fattore di rischio
Usa - L'iperbilirubinemia, l'elevata concentrazione di bilirubina nel sangue, è una condizione frequente nei neonati che, se non trattata tempestivamente con fototerapia, può portare a encefalopatie da bilirubina, perdite dell'udito neurosensoriale e kernittero. Di questa malattia esistono anche delle forme rare che sono a carattere ereditario.
La linea guida dell'American Academy of Pediatrics del 2004 prevede che, allo scopo di valutare il rischio di sviluppo di iperbilirubinemia grave, tutti i neonati nati dopo almeno 35 settimane di gestazione siano sottoposti, prima della dimissione, ad un test che si basa sulla misura della bilirubina totale nel siero o transcutanea (TSB o TcB) e/o sull'analisi di molteplici fattori clinici di rischio, come bassa età gestazionale (GA), allattamento, incompatibilità dei gruppi sanguigni tra madre e feto e presenza di cefaloematomi o lividi.
I medici dell'Università di Stanford, in uno studio pubblicato dal Journal of Pediatrics e svolto presso il Lucile Packard Children's Hospital, hanno sottoposto allo screening 1157 bambini, allo scopo di valutare se l'uso combinato di TSB/TcB e dell'analisi dei fattori clinici di rischio sia in grado di individuare con maggiore precisione i bambini che necessitano di fototerapia rispetto all'uso di uno solo di questi metodi.
L'84 per cento dei neonati presentava ittero dovuto ad alte concentrazioni di bilirubina e l'uso combinato di TBS/TcB e dell'età gestazionale come unico fattore clinico di rischio ha permesso di individuare i 75 bambini (7,7 per cento) che necessitavano di fototerapia.
Gli autori, coordinati dal dottor Vinod Bhutani del Dipartimento di Medicina Neonatale e dello Sviluppo di Stanford, spiegano: “L'analisi dei livelli di bilirubina a ore specifiche, combinata con la valutazione della sola età gestazionale, è in grado di prevedere la necessità di fototerapia esattamente come l'analisi dei livelli di bilirubina e di molteplici fattori clinici di rischio. Questo permette l'utilizzo del primo approccio, che è più semplice da praticare. Tuttavia è importante definire le cause specifiche dell'iperbilirubinemia, per individuare l'eventuale necessità di ulteriori interventi o nel caso la condizione persista”.
Questa combinazione rappresenta quindi la strategia più efficace per prevedere il rischio di complicazioni causate dall'iperbilirubinemia e programmare le cure e, se applicata su larga scala, potrebbe portare all'accorciamento dei tempi di degenza dei neonati sani.
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