“Sono stato ricoverato nel mese di ottobre del 2009 a causa di una dispnea e ho trascorso più di un mese in ospedale. Nel maggio 2010 ho subito una biopsia che ha rivelato il problema, avevo la Fibrosi Polmonare Idiopatica. Sapevo che non era una bella cosa sottoporsi a un trattamento per una malattia degenerativa, ho pensato che se evitavo di scoprire altri dettagli sarebbe bastato, anche se mi rendevo conto che non potevo lottare contro di essa senza venirne battuto.”
Giovanni (nome di fantasia, n.d.r.) racconta come ha deciso di affrontare la patologia che lo aveva colpito.

“Ho deciso di fare un patto con la malattia, diventare amici e sapere che insieme stavamo per fare cose interessanti, come studiare, fare sport, viaggiare e, se riuscivo a dare il meglio di me stesso, non mi avrebbe battuto ma si sarebbe potuta stabilizzare. Invece di coricarmi sul divano ho deciso di portarla all’Università, l’ho fatta studiare con me. Ci siamo laureati e terminato programma post-laurea, ma la cosa più importante è che abbiamo socializzato con giovani pieni di energia e di vita, che volevano vivere la vita al massimo, come noi.”

La fibrosi polmonare idiopatica (FPI) è una malattia polmonare non neoplastica, caratterizzata dalla formazione di tessuto cicatriziale all'interno dei polmoni, in assenza di cause note. La FPI si manifesta inizialmente con sintomi di affanno indotto dall'esercizio fisico e da tosse secca. Possono predisporre alla FPI alcuni fattori ambientali (fumo di sigarette, esposizione alla silice e contatto con animali). Sono stati identificati nuovi target terapeutici molecolari e diverse sperimentazioni cliniche in corso stanno valutando l'efficacia di nuovi farmaci. Al momento, il trapianto del polmone rimane un'opzione soddisfacente per questi pazienti.

Abbiamo comprato una bicicletta e ci siamo uniti ad un gruppo di persone che vanno a visitare la città, a un ritmo lento, anche insieme a dei bambini. E' stata dura all'inizio, ma molto gratificante; anche se non siamo riusciti a seguire il gruppo, specialmente sulle colline, abbiamo trovato degli amici che ci hanno aiutato lungo il cammino. Un giorno, noi quattro: la fibrosi, il fornitore di ossigeno, la bici ed io decidiamo di metterci alla prova e dopo aver valutato diverse opzioni abbiamo scelto di fare il 'Camino de Santiago'. Siamo partiti e, dopo aver percorso 215 km in otto tappe, siamo arrivati a Plaza del Obradoiro a Santiago de Compostela dove tutte le emozioni nascoste sono scoppiate.”

“Mi piacerebbe avere un forum su tutti i siti web che parlano di fibrosi così le persone potrebbero condividere le loro esperienze e i risultati positivi come quelli che sto vivendo io con meno note tristi e inutili. Notizie, esperienze, relazioni che ci danno speranza e che non ci spaventino.”

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