CLEVELAND, OHIO (U.S.A.) – I consueti criteri diagnostici per la sarcoidosi comprendono la documentazione di uno scenario clinico-radiologico compatibile, l’evidenza di granulomi nella biopsia e l’esclusione di cause alternative per i risultati. Stabilire la presenza di una malattia multisistemica, ed effettuare una valutazione longitudinale per l’emergere di potenziali imitatori della sarcoidosi, sono entrambi fattori che rafforzano la diagnosi.
Questi principi hanno costituito un “modus operandi diagnostico” per decenni, ma la nascita di diverse nuove tecnologie ha iniziato a trasformare la sua applicazione. Il dottor Daniel Culver, del Dipartimento di Medicina Polmonare del Respiratory Institute di Cleveland, le ha analizzate in uno studio pubblicato sulla rivista Current Opinion on Pulmonary Medicine.
La diffusa disponibilità della tomografia computerizzata del torace ad alta risoluzione (Tac), della broncoscopia con agoaspirato transbronchiale ecoguidato, di una rapida citopatologia in loco e, in misura minore, della tomografia ad emissione di positroni con fluorodesossiglucosio, ha facilitato una diagnosi più pratica. Questi metodi, inoltre, hanno reso possibile la diagnosi senza biopsia in contesti clinici appropriati, simili alla fibrosi polmonare idiopatica, e hanno permesso una valutazione più completa della portata e dell’attività della malattia.
Tuttavia, queste nuove tecnologie non possono sostituire il ruolo centrale del medico, il cui giudizio e prudenza sono le chiavi per una diagnosi accurata. La diagnosi di sarcoidosi e la valutazione della sua estensione – conclude il dottor Culver – dovrebbero essere adattate alla situazione clinica. L’applicazione delle nuove tecnologie può consentire una certa evoluzione dell'approccio diagnostico in molti pazienti.
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