La sclerosi multipla potrebbe avere una causa genetica ben definita: a dimostrarlo una ricerca effettuata da un gruppo di genetisti delle Università di Vancouver e del British Columbia e pubblicata di recente sulla rivista Neuron.
I ricercatori hanno infatti individuato una specifica mutazione a carico di un gene chiamato NR1H3 che causa la perdita di funzione del suo prodotto genico, la proteina LXRA. Questa molecola proteica controlla i livelli di espressione di diversi geni coinvolti nell'omeostasi dei lipidi, nei processi infiammatori e immunitari. Tale mutazione sarebbe presente solo in un malato di sclerosi multipla su 1.000, ma i ricercatori hanno osservato che anche altre varianti comuni dello stesso gene rappresentano un fattore di rischio per la forma progressiva della patologia.

La mutazione nel mirino è stata trovata sequenziando il dna codificante (esoni) dei membri di una famiglia con 5 casi di sclerosi multipla in 2 generazioni. Successivamente il difetto è stato osservato anche in un'altra famiglia con diversi casi di malattia nell'albero genealogico. In entrambe le famiglie, tutti i pazienti portatori della mutazione soffrivano di sclerosi multipla in forma progressiva.

Si pensava già che il 10-15% dei casi di sclerosi multipla potesse avere una componente ereditaria, ma finora non erano state trovate forti connessioni tra particolari varianti genetiche e il rischio di sviluppare la degenerazione del sistema immunitario che porta ad attaccare la mielina, la sostanza che protegge le fibre nervose. Ora invece, secondo la ricerca canadese, le persone che hanno questa mutazione avrebbero una probabilità del 70% di sviluppare la sclerosi multipla. I ricercatori hanno però sottolineato che questa mutazione da sola non causa il processo che porta alla malattia, ma senza di essa non si possono innescare i meccanismi che poi conducono alla sclerosi.

Aver individuato questa variante nel gene NR1H3 avrà delle potenziali implicazioni per tutti i malati di sclerosi multipla in generale. Infatti, sebbene un solo malato su 1.000 abbia questa mutazione, la scoperta potrà mostrare il percorso biologico che porta alle forme più aggressive della malattia (circa il 15%), e potrà aiutare a capire meglio la forma di sclerosi multipla più comune, detta recidivante-remittente, dove si alternano episodi acuti a periodi di benessere. Secondo gli autori, inoltre, la scoperta di questa mutazione potrà permettere di sviluppare modelli cellulari e animali di sclerosi multipla più adatti a studiare la malattia nell'uomo, come pure a selezionare nuovi candidati farmaci. I ricercatori evidenziano infine come esistano già dei prodotti in fase di sviluppo contro altre malattie, inclusa l'aterosclerosi, che bersagliano proprio la cascata di eventi regolata dal gene NR1H3.

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