L’Italia tra i vincitori del bando internazionale
Londra, Regno Unito - L'International Progressive MS Alliance (PMSA) - la collaborazione a livello mondiale focalizzata sulla ricerca per le forme progressive tra cui la Fondazione dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla è tra i fondatori e i principali finanziatori - ha assegnato il suo terzo Bando di ricerca, il 'Collaborative Network Award’ per un investimento complessivo di € 12.600.000: 4,2 milioni di euro a ciascun vincitore.
Il Bando è stato assegnato alle tre reti di ricerca globali di eccellenza che hanno lavorato insieme e dimostrato il potenziale per fare progressi cruciali nella comprensione della sclerosi multipla progressiva e arrivare ad un trattamento per un milione di persone in tutto il mondo con forme progressive di SM, 25 mila solo in Italia, ancora orfane di cura.
‘L’eccellenza della ricerca italiana sulla SM, al cui sviluppo l’Associazione Italiana SM attraverso la sua Fondazione ha contributo in maniera significativa negli anni, è stata premiata’ dichiara il professor Mario Alberto Battaglia presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e membro dell’Executive Committee della Progressive MS Alliance.
L’Italia è uno dei tre vincitori al Bando con un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Gianvito Martino, direttore della Divisone di Neuroscienze dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano (vedi intervista integrale su www.aism.it).
Il progetto italiano è “BRAVEinMS - Bioinformatica e riprogrammazione di cellule staminali per lo sviluppo di una piattaforma in vitro per scoprire nuovi trattamenti per la SM progressiva ” e prevede la collaborazione 13 gruppi di ricercatori provenienti da 8 Centri di ricerca di tutto il mondo. Il bando di 4,2 milioni di euro ha una durata di 4 anni.
“In quattro anni – spiega Martino– vogliamo arrivare a identificare con buona sicurezza almeno una molecola che possa essere sperimentata come trattamento per la forma progressiva di SM, ad oggi priva di cure, e garantire a tante persone una vita migliore, meno segnata dalla disabilità che continua ad aggravarsi. Cerchiamo, in particolare, molecole con capacità neuro protettive e rimielinizzanti. Cerchiamo, insomma, molecole capaci di proteggere il neurone danneggiato dalla SM e, possibilmente, di riattivare la capacità degli oligodendrociti delle persone con SM progressiva di produrre nuova mielina”.
“BRAVEinMS vuole anche verificare se queste molecole ad attività neuroprotettiva e rimielinizzante si 'nascondano' tra farmaci già autorizzati per l’uso nell’uomo ma in malattie diverse dalla SM. Un risultato positivo in questo senso aprirebbe la strada al “riposizionamento” di una molecola da una malattia all’altra”. Come sottolinea Marco Salvetti, ricercatore del CENTERS, un centro di ricerca clinica sul riposizionamento di farmaci, fra i Progetti Speciali della FISM, “riposizionare un farmaco consente di ridurre i tempi e i costi della ricerca perché la sicurezza sull’uomo è, in gran parte, già nota e molte delle verifiche necessarie non devono essere ripetute”.
Oltre al gruppo americano di Sergio Baranzini dell’ University of San Francisco in California che ha messo a punto il sistema bioinformatico, altri due centri italiani collaboreranno al progetto: il primo è quello che nell’acronimo CENTERS che racchiude diversi gruppi di ricerca sparsi in tutto il nostro paese, Maria Pia Abbracchio e Ivano Eberini dell’Università di Milano, Cristina Agresti dell’Istituto Superiore di Sanità, Stefania Olla, del Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR) e Marco Salvetti della Sapienza Università di Roma. Al secondo centro italiano, in realtà una azienda farmaceutica, l’Istituto di Ricerche di Biologia Molecolare, IRBM di Pomezia, appartiene il gruppo di ricerca di Vincenzo Summa.
Al network, inoltre, partecipano il gruppo canadese di Jack Antel (McGill University, Montreal) il gruppo condotto da Tania Kulmman (Università di Muenster, Germania), il gruppo di Frauke Zipp (Università di Mainz, Germania), quello di Norbert Goebels (Università di Dusseldorf, Germania e il gruppo di Anne Marie Baron Van Evercooren e Brahim Nait Oumesmar (UniversitèPierre Marie Curie, Hopital Pitié- Salpêtrière, Francia). Una collaborazione di 13 gruppi di ricerca provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti.
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