L'angiologo italiano risponde: "Non è stata utilizzata una metodica corretta"
Esiste una correlazione tra la sclerosi multipla e l’insufficienza venosa cerebrospinale cronica (ccsvi)? Secondo un recente studio canadese, pubblicato su Plos One, la risposta è negativa.
Lo studio ha esaminato con la risonanza magnetica e con gli ultrasuoni le vene di 100 pazienti tra 18 e 65 anni con sclerosi multipla confrontando i risultati con l'esame di 100 persone sane. "Non abbiamo trovato nessuna evidenza di problemi ai vasi sanguigni - scrivono gli autori, coordinati da Ian Rodger della Rutger University - questo studio fornisce una prova evidente contro il coinvolgimento della Ccsvi nella sclerosi multipla".
Il prof. Paolo Zamboni, angiologo italiano che per primo ha proposto di indagare la presenza della ccsvi nei pazienti affetti da sclerosi multipla, ha risposto con una lettera al direttore della rivista, in cui contesta la metodologia utilizzata per le analisi sia l'area del collo in cui queste sono state fatte, che non è la stessa dove il medico ferrarese ha sempre trovato i segni della Ccsvi.
Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera.
Caro Direttore,
abbiamo letto con interesse l'articolo pubblicato da Rodger e coautori "Evidenze contro il coinvolgimento di anomalie venose croniche cerebrospinale nella sclerosi multipla. Uno studio caso-controllo" (Plos One agosto 2013, Volume 8, Numero 8, e72495). Come correttamente riportato, nel 2009 abbiamo descritto la presenza dell'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) in pazienti con sclerosi multipla (SM), accertata con l'ecocolordoppler (ECD) e confermata dalla venografia con caterere. I risultati ottenuti dai ricercatori canadesi sono esattamente agli antipodi di quello che noi abbiamo trovato, in quanto non sono stati in grado di dimostrare alcuna anomalia del flusso venoso nei pazienti con SM studiati sia con l'ECD che con la MRV. Discutiamo brevemente qui di seguito sul perché la metodologia adottata dagli autori può portare ad una così forte discrepanza nel confrontare i risultati.
Per quanto riguarda la metodologia ECD, siamo rimasti molto sorpresi che gli autori non siano riusciti ad utilizzare la metodologia aggiornata di recente raccomandata da un consenso internazionale per migliorare la riproducibilità del protocollo ECD. L'unica meta-analisi di tutti i report dal 2005 a giugno 2011 ha dimostrato una forte prevalenza della CCSVI nella SM, ma con marcata eterogeneità tra gli studi. Per evitare questo e per rendere gli studi più confrontabili, dopo giugno 2011 sette società scientifiche internazionali hanno sviluppato un protocollo tecnicamente dettagliato, eppure non citato.
Contrariamente al protocollo raccomandato, siamo rimasti colpiti nello studio Rodger dall'assenza di qualsiasi analisi in M-mode per indagare il criterio 3. Il modello ECD in M-mode è indispensabile per individuare gli ostacoli endoluminali e le valvole mobili e fisse, che rappresentano la maggioranza delle anomalie venose della CCSVI. Nella figura la motilità di una valvola di un soggetto normale è ben evidente rispetto ad un paziente con CCSVI e SM. Questo rappresenta un ostacolo intraluminale portando a dei blocchi di flusso e/o a un flusso bidirezionale e visto da diversi autori, ma, purtroppo, mai rilevata nel sondaggio riportato dagli autori.
Per quanto riguarda la metodologia di MRV siamo stati nuovamente sorpresi dal focus delle indagini nella regione superiore e mediana del collo, dove non sono mai state rilevate in condizione di CCSVI differenze significative nel portata del flusso giugulare. Al contrario, numerosi report hanno misurato significative limitazione della portata del flusso giugulare, flusso aumentato attraverso le collaterali, e stenosi extraluminali nella parte inferiore del collo, esattamente dove Rodger e gli altri non hanno effettuato alcuna valutazione."
Per ulteriori informazioni sulla CCSVI potete consultare questo link.
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