Secondo i risultati di uno studio italiano pubblicato sull’European Journal of Neurology, utilizzando  nella pratica clinica quotidiana il Rio score modificato (MRS), piuttosto del Rio score (RS) – due sistemi di punteggio che possono identificare i fattori predittivi precoci di progressione della disabilità nella sclerosi multipla recidivante-remittente (RRMS) trattata con interferone-beta (IFN-beta) – sarà possibile individuare con maggior specificità e accuratezza i pazienti che avranno una scarsa risposta al trattamento a lungo termine con IFN-beta. “Trial clinici randomizzati (RCT) hanno ampiamente dimostrato che l’IFN-beta può ridurre la frequenza degli attacchi clinici e il numero di nuove lesioni alla risonanza magnetica (MRI) nei pazienti con RRMS” ricordano gli autori, coordinati da Giancarlo Comi, direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE) dell’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano. “Ciononostante, l’efficacia del trattamento della RRMS è limitato in quanto alcuni pazienti evidenziano una scarsa risposta. Di conseguenza, una quota significativa di soggetti necessita di un cambio della terapia o di un aumento dei dosaggi per evitare lo sviluppo di una disabilità irreversibile”.

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