L' Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI) esiste come entità patologica, ed esiste nella sclerosi multipla. Questo è quanto sostiene il il Journal of Multiple Sclerosis in un recentissimo articolo firmato dal Pro. Paolo Zamboni, che otto anni fa ha individuato la malattia e l'ipotesi di correlazione della stessa alla Sclerosi Multipla.
Come scrivono gli autori – Massimo Pedriali (Istituto di Anatomia Patologica, Azienda Ospedaliera Universitaria Ferrara) e Paolo Zamboni (Centro Malattie Vascolari della stessa Università) – “la descrizione della CCSVI, frequentemente ma non esclusivamente associata alla SM”, ha provocato una “dura controversia scientifica circa la prevalenza epidemiologica e il possibile ruolo nella complessa, multifattoriale eziopatogenesi della sclerosi multipla”.

Gli Autori hanno rivisto tutte le prove raccolte sulla esistenza della CCSVI in pazienti affetti da sclerosi multipla e pubblicati negli ultimi sei anni sulle maggiori riviste scientifiche da gruppi di ricercatori provenienti praticamente da tutto il mondo: Ginevra, Grenoble, Trieste, Melbourne, Roma, Cleveland. Tutti studi eseguiti con metodiche innovative utilizzando microscopi ottici ed elettronici.

Riportiamo di seguito il comunicato stampa diffuso dall'associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla.

La descrizione della CCSVI ha stimolato una approfondita attività di ricerca sulle vene extracraniali, ossia sulla patologia delle vene giugulari interne cosa che, secondo gli autori dello studio “ha aumentata la conoscenza in un settore di ricerca finora sottovalutato sulla SM”. “Le pubblicazioni finora disponibili mostrano chiaramente la presenza di anomalie nelle pareti e nelle valvole delle vene di pazienti con SM rispetto ai tessuti dei controlli sani”, scrivono Pedriali e Zamboni.

In particolare, si fa riferimento all’assenza di cellule endoteliali nei setti intraluminari e/o nelle valvole difettosi (individuati mediante un microscopio elettronico a scansione, ndr) di pazienti con SM rispetto ai tessuti dei controlli sani. Nella tunica esterna (adventitia) è stato descritto un rapporto invertito tra collagene di tipo I e tipo III, con prevalenza di quest’ultimo, prosegue l’abstract.
Infine, nello strato adventitia delle giugulari CCSVI è stata trovata la presenza di un eccesso di calcio rispetto a quelle non malformate: microcalcificazioni attorno alla vena venarum (rivelate dall’analisi al sincrotrone, ndr).

Gli autori nelle conclusioni sottolineano che la loro indagine non può chiarire l’origine della patologia delle giugulari nei pazienti SM: se congenita, infettiva, o se si tratti di eziologia post-trombotica.

Infine, la review mette insieme gli studi che collegano la patofisiologia CCSVI alla complessa patogenesi della SM, e in particolare con l’impatto del diminuito deflusso cerebrale sulla dinamica del fluido cerebrospinale e sulla perfusione cerebrale.

“La pubblicazione di questa ricerca rappresenta una grande vittoria della libera ricerca medica, un ulteriore passo avanti che conferma l’importanza della componente vascolare e del ruolo che essa gioca nelle malattie neurodegenerative come la Sclerosi Multipla” afferma il presidente dell’Associazione CCSVI nella Sclerosi multipla Onlus Gabriele Reccia. “Non siamo medici, ma rappresentiamo malati di Insufficienza Venosa Cronica Cerebro Spinale e Sclerosi Multipla, e i loro familiari, e abbiamo sempre creduto che la rivoluzionaria scoperta del prof Zamboni rappresentasse una concreta speranza per i malati, che deve continuare ad essere indagata.” Questo studio dimostra che anche la scienza neurologica comincia a prender coscienza di una condizione patologica vascolare. Rimane ancora tanto lavoro da fare ma questa verità non va più taciuta. Da sempre chiediamo al ministero della salute il riconoscimento della CCSVI come patologia: ora abbiamo una forte arma di persuasione in più. E siamo anche orgogliosi” conclude Reccia “di aver cofinanziato, nel nostro piccolo, uno degli importanti studi citati in questa review”.


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