L’interruzione della terapia della sclerosi multipla (SM) con natalizumab risulta associata con lo sviluppo di nuova attività di malattia. Un protocollo di riduzione graduale (“tapered”) messo a punto negli Stati Uniti, infatti, ha dimostrato benefici, verificati dal fatto che i pazienti nel gruppo tapered (TG) hanno sperimentato un minor numero di recidive e un minore accumulo di lesioni alla risonanza magnetica (MRI) rispetto ai pazienti inseriti nel gruppo con discontinuazione immediata (IDG).

Natalizumab ha mostrato notevoli benefici nella riduzione delle recidive cliniche e la progressione della malattia nei pazienti con sclerosi multipla recidivante (RR-SM) in due ampi studi clinici di fase III, però la decisione di interrompere la terapia con questo farmaco è spesso sollevata in pazienti definiti ad alto rischio per leucoencefalopatia progressiva multifocale (PML), nonostante la buona efficacia clinica.
Maggiori dettagli sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry.

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